Ho il diritto di conoscere il tipo di malattia che mi sta consumando

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“Non ce la faccio più ad andare avanti così. Le istituzioni non possono continuare ad ignorarmi in questo modo. Ho il diritto di conoscere il tipo di malattia che mi sta consumando e, di conseguenza, di ricevere quella giusta assistenza che finora non ho mai avuto.”

E’ triste Stefano Ciampicali ma non è disposto ad arrendersi di fronte ad una situazione estremamente delicata che abbatterebbe anche la persona più forte ed ottimista. Abruzzese di origine, quarantasei anni Ciampicali risiede ormai da molti anni a Sassoferrato, in zona Piano di Frassineta, dove vive da solo dopo la scomparsa del padre diversi mesi fa. Un aspetto non secondario, questo, poiché proprio l’anziano genitore l’aveva sempre assistito, soprattutto negli ultimi anni, quando una malattia ha costretto Stefano all’immobilità. Spuntò nel 2001 un dolore alla schiena, prima diagnosticato come ernia discale, poi come altre diverse patologie, a seconda delle strutture a cui il quaranteseienne si rivolse. Nel 2007, attraverso degli esami all’ospedale di Torrette, un certificato attestò l’insorgere della sclerosi multipla, ma in seguito quella diagnosi non è stata confermata e tuttora Ciampicali, ormai impossibilitato a camminare, non sa con che tipo di malattia sta combattendo né può usufruire di assistenza continua da parte degli organismi sanitari. “Per l’ernia discale mi sottoposi ad un ciclo di ozonoterapia – spiega Stefano, che fino al 2001 aveva lavorato nella farmacia di famiglia – ma poi la situazione è degenerata a causa di una discopatia. Fra le altre cose ho anche una contrattura alla gambe ed una forte lombo-sciatalgia. Ma il fatto più grave è che ancora non conosco la malattia che mi ha colpito con tanta violenza. E’ gravissimo non aver ricevuto ancora una risposta chiara e precisa, nonostante abbia presentato delle denunce. E’ altrettanto grave che una persona nelle mie attuali condizioni non riceva assistenza da parte dell’ASUR. Prima potevo contare su mio padre, adesso sono assistito da una signora, ma se non avessi potuto permettermela cosa sarebbe accaduto? Mi dicono che l’ASUR non ha soldi ma allora per questo io devo morire? Io voglio vivere”

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