E se il futuro dipendesse dal futuro delle ferrovie? Un convegno, venerdì

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Manifesto convegno ferrovia Roma-AnconaLa linea ferroviaria Roma-Ancona festeggia 150 anni. Una data che Fabriano celebra questo venerdì 13 maggio con un convegno nella sede del Museo della Carta e della Filigrana. Un’iniziativa importante che si misura dai suoi relatori – Renato Covino ed Andrea Spaterna, il primo dell’Università di Perugia, il secondo di Camerino – ma soprattutto per la domanda secca che si pone. Ossia “Quale futuro per la ferrovia”. Eco delle preoccupazioni che serpeggiano non tanto sulla linea Roma-Ancona in sé stessa, le ferrovie stanno investendo al fine di raddoppiare la strada ferrata nei tratti tuttora serviti da un unico binario, ma sul futuro che intendono riservare ad alcune delle sue stazioni. La chiusura irremovibile del deposito ferroviario di Fabriano, nodo cruciale della rete dell’entroterra e perno altamente tecnico per la manutenzione dei treni di oggi e di ieri purtroppo insegna. Leggi qui la battaglia per il deposito

Ecco perché al di là e al di qua del tavolo, il convegno è saturo di amministratori ed eletti. Una scelta che si legge anche con il posticipo dal 29 aprile, giorno dell’inaugurazione ufficiale della ferrovia nel 1866, alla data del 13 maggio al fine di garantire la presenza del Senatore Riccardo Nencini, attuale vice ministro delle infrastrutture e dei trasporti. In platea, il gotha degli eletti: le senatrici Silvana Amati, Maria Paola Merloni, Serenella Fucksia; gli onorevoli Piergiorgio Carrescia, Beatrice Brignone, Giampiero Giulietti, Emanuele Lodolini, Patrizia Terzoni; i consiglieri regionali marchigiani Enzo Giancarli ed Andrea Smacchi. Quanto ai saluti saranno dati dai sindaci di Fabriano e di Fossato di Vico e, salvo impegni improrogabili, dal Presidente della Regione, Luca Ceriscioli.

Insomma, per parlare dei 150 anni della strada ferrata voluta da Pio IX La storia della linea in quest’articolo ci sono gli eletti che hanno proprio il compito di valutare e dunque influire sulle decisioni riguardanti la viabilità ferroviaria al fine di garantire e preservare gli interessi della cittadinanza e dell’economia dei territori.

Perché la linea Roma-Ancona è determinante sia per le dinamiche d’insediamento delle famiglie e delle aziende ma anche per l’attivazione delle politiche e delle strategie di sviluppo dei nostri comprensori.

Storymap della linea qui

A proposito di dinamiche demografiche ed aziendali …

Avere una stazione dove i treni si fermano può di fatto influenzare la decisione di una famiglia nella sua scelta di abitare in un determinato comprensorio. E, nel caso della stazione di Fossato di Vico, addirittura incidere sulla demografia delle aree interne umbre e marchigiane. Il treno “coast to coast” che passa a Fossato di Vico e va a Roma o ad Ancona di fatto fa comodo non solo a chi abita il paese di Fossato ma anche a chi vive nei paesi di Costacciaro, Cantiano, Scheggia, e addirittura Gubbio e Cagli. Inoltre la stazione è un nodo che può influenzare la scelta degli studenti di frequentare licei ad indirizzi specifici e ciò senza curarsi della regione, o della provincia di appartenenza. Il che vale anche per l’università. Fossato è la porta verso l’Alma Mater di Perugia o la Politecnica delle Marche. O ancora dell’Università di Camerino e della sua sede distaccata di Matelica. Inoltre, le stazioni sono fulcro per il trasporto delle merci. Inutile spiegare l’importanza dello scalo di Gualdo Tadino e della macchina operativa della stazione di Fabriano per lo sviluppo dell’economia della produzione, distribuzione e commercializzazione.

A proposito di dinamiche politiche …

Ma è nella politica e nella conseguente strategia di sviluppo dei nostri comprensori per controbattere l’attuale grave crisi economica che la linea Roma-Ancona e le sue stazioni rivestono un ruolo fondamentale.

Ed ecco il paradosso. Mentre paesi come Fossato di Vico e Genga sono stati perfino scartati dalla strategia delle aree interne e relativi specifici finanziamenti perché erano sede di una stazione ferroviaria “attiva”, oggi questi paesi ne temono il depotenziamento. Insomma quella stessa stazione che non ne ha permesso l’inclusione fra le aree interne e marginali, ed è indice di scarto, oggi potrebbe essere ridimensionata dal nuovo piano delle Ferrovie dello Stato senza che né Genga, né Fossato possano compensare rientrando nelle aree marginali.

A proposito di dinamiche turistiche…

Un depotenziamento che stride con la tanto vantata vocazione “turistica” dell’entroterra a cavallo tra Umbria e Marche di cui tutti parlano fino a presentarla come un’alternativa ai distretti industriali.

Chiudere o ridimensionare le stazioni e ridurre il numero delle fermate equivale di fatto a sottrarre un mezzo a disposizione di quel potenziale flusso di escursionisti che queste zone sono “naturalmente” vocate ad attrarre.

Soprattutto se si gioca la carta del comprensorio naturale. Un tour che sfrutta l’anima medievale di Fossato, entra nel cuore della Città del Gentile e della Carta, prevede una sosta nelle grotte di Frasassi, cuore di un parco naturale regionale, è vendibile sul mercato del tempo libero. In particolar modo se lo si abbina a servizi per il cicloturista o per l’amante del trekking, che prendendo come punto di riferimento le varie stazioni può esplorare l’Appennino umbro marchigiano dal Cucco fino al Monte Nerone passando dal Catria, dall’Acuto e dallo Strega, tra natura, storia, sport e fede.

Non a caso la famosa “cura del ferro” del ministro Del Rio prevede di sfruttare le linee minori a scopo turistico. Come quella che parte da Fabriano e corre verso Pergola passando per la stazione di Sassoferrato. Linea su cui sfruttare il treno a vapore con una mission pure enogastronomica. La storia della linea Fabriano-Pergola

Riflessioni che devono tradursi con politiche coerenti affinché sul futuro delle strade ferrate si smetta di ragionare solo in termini di costi e di passeggeri, ma con una visione di ampio respiro che organizzi il territorio per aiutarlo a sommare alla logistica a disposizione dei distretti industriali anche una logistica idonea ad un distretto turistico e culturale, che dalle parole passi ai fatti e sfrutti la rete della nuova ospitalità di qualità nata di recente sulle terre che corrono nella catena centrale degli Appennini umbro-marchigiani.

Véronique Angeletti @riproduzione riservata.

Ricerche storiche a cura di Tiziana Gubbiotti

Story Map a cura di Lorena Podera

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