Cabernardi. La storia della Miniera è ancora viva

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imageIl territorio è un’opera d’arte, forse la più alta, la più corale che l’umanità abbia espresso. Un’opera che prende forma attraverso il dialogo di entità viventi nel tempo lungo della storia“. Così ha scritto recentemente Alberto Magnaghi, un illustre urbanista dell’Università di Firenze. E’ un’espressione carica di significato e di provocazioni. E che mi ha colpito proprio ripensando alle gloriose ed amare vicende della miniera di zolfo di Cabernardi, narrate e ricostruite, con ampi resoconti fotografici, nel bel volume di don Dario Marcucci e Giuseppe Paroli: Cabernardi. La miniera di zolfo, edito dalla Tipografia Garofoli..image
Quando si vorrà definire un’identità complessiva del territorio montano, non si potrà non tornare alle sue radici, alle forti tradizioni che ci parlano di generazioni di uomini forti e laboriosi, della nostra nobile origine. E nella zona a nord di Fabriano, città e centro vitale di questo territorio, si segnala la presenza di una industria di estrazione dello zolfo, la “Montecatini“, che per decenni è stata fonte di lavoro e di ricchezza e di cui a luglio si ricorda un importante anniversario: 63 anni dalla occupazione e, nella sostanza, dalla sua chiusura, avvenuta nel 1952.
Chi ha potuto conoscere più da vicino, anche attraverso la memoria dei propri cari, quella dura realtà, può forse ricordare, meglio di altri, quanta fatica ed abnegazione, al limite dell’eroismo, caratterizzasse il lavoro dei minatori, sempre esposti a pericoli e sofferenze. E la stessa occupazione della miniera, per la sua durata e per le forme in cui si realizzò, ci parla di un contesto di forte, generosa coscienza umana e civile, e, allo stesso tempo, di un mondo ormai lontano, radicalmente diverso dal nostro. Ma ci riporta anche ad un ideale di comunità operosa, laddove la miniera costituiva il cuore pulsante di tanti luoghi e di tante famiglie che si raccoglievano attorno ad essa, e che attorno ad essa organizzavano i momenti più sentiti del vivere religioso, sociale e civile.
Ora, con il concorso e il sostegno delle istituzioni pubbliche, e con l’assidua e decisiva collaborazione dei cittadini di Cabernardi, in primo luogo degli autori del nostro volume, ci si sta avviando verso una piena valorizzazione della indimenticabile esperienza della “Montecatini”. L’auspicio è che il meno possibile sia concesso alla retorica e che la memoria attiva di vicende così significative si inserisca nelle dinamiche del nostro vivere civile, confortando l’impegno e corroborando le energie di coloro che mal sopportano gli orizzonti abbassati del nostro tempo.

Galliano Crinella

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