Colpa delle troppe aree di rispetto se ci sono troppi cinghiali

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FABRIANO  – Sulla presenza in gran numero fino al Conero di cinghiali, il presidente Italcaccia Fabriano, Rino Ricci, prende posizione. “Anche perché – afferma l’associazione dei cacciatori – si tratta di una vera e proprio invasione. Dai terreni montani sono passati a quelli collinari, adesso sono in spiaggia, persino nei centri urbani e sono pure aggressivi. Un invasione che falsamente si attribuisce a noi cacciatori quando non si cerca di screditare la caccia, un attività tradizionale, praticata da secoli, preferendo privilegiare nuove forme di prelievo, di origine marcatamente  mittleuropeo, o di sistemi di trappolaggio più svariati”.  Ossia abbattimenti. E la colpa? E’ degli organismi preposti al controllo degli ungulati. Perché che non sanno gestire il problema.

Per la sezione locale di Italcaccia, “Nessuno, neppure le associazioni venatorie e quelle che rappresentano il mondo agricolo, ha mai osato far osservare e dimostrare anche con dati alla mano (per esempio i bilanci dei danni ante e post istituzione delle aree protette in possesso degli Ambiti Territori di Cacca -ATC) che l’incremento a volte intollerabile del cinghiale potrebbe essere proprio la conseguenza della crescente istituzione del numero di queste aree e o del loro allargamento nel cui interno questa specie, essendo particolarmente adattabile, è in grado di riprodursi oltre le capacità portanti dei territori ospitanti con danni alle colture agricole e sugli incidenti stradali. Il territorio fabrianese – insistono si trova, stretto come in una morsa, tra due parchi regionali, quello del Monte Cucco e della Gola di Frasassi; un oasi quella di Valleremita; costellato da un’altra serie di aree protette zone di ripopolamento e cattura; di aree di rispetto, comunque pregiudicate all’attività venatoria in tutto o in parte”.

In sintesi, la causa dell’invasione dei cinghiali è la costituzione di troppe aree di rispetto.

Si. Perchè sono zone che insistono praticamente e soprattutto nel centro abitato di Fabriano e sono contraddistinte da una serie di tabelle di colore giallo con su scritto “Area di rispetto – caccia regolamentata “. Recentemente sono state istituite nella zona di Bastia-Cupo e si sommano a quelle di Civita, di Santa Maria, dei Monticelli, di Cancelli che sebbene dovevano essere provvisorie e frequentemente rimodulate stanno divenendo perenni. La regione Marche addirittura ci sta prendendo gusto: con una delibera ad agosto 2015 ha stabilito delle regole che potranno essere mantenute in via sperimentale per un massimo di tre anni”.

Delibera nella quale queste aree sono veri e propri Istituti faunistici all’interno del territorio gestito dagli ATC e destinate ad incrementare le presenze faunistiche della piccola fauna stanziale di interesse venatorio (fagiano, starna, coturnice e lepre) e dunque di consentirne l’insediamento; devono avere dimensioni limitate per favorire l’irradiamento naturale della fauna -anche proveniente dalle ZRC -immessa a scopo di ripopolamento; devono essere utilizzate sia come fasi propedeutiche per l’istituzione di nuove zone di ripopolamento e cattura, sia come fase di declassamento di ZRC improduttive; in queste aree gli ATC possono stabilire il divieto di caccia nei confronti di uno o più specie, determinare particolari limitazioni al prelievo o all’esercizio di attività cinofila,.(Delibera. 673 del 7 agosto 2015)

E dunque – conclude Italcaccia di Fabriano – sulla base delle esperienze già maturate in questi anni di operatività delle aree di rispetto, l’unica specie che si è vista insediare ed irradiare è stato il cinghiale che non rientra affatto negli obiettivi programmatici del legislatore che aveva sicuramente in mente tutt’altra cosa. Pertanto il proliferare dei cinghiali, anzi il loro numero è direttamente proporzionale al numero e alle dimensioni delle aree protette. Una semplice formula matematica che nessuno vede mentre è più conveniente, meno fastidioso, più comodo, o molto più semplice addossare la colpa di questa esplosione demografica ai poveri cacciatori. Aree protette in cui i cacciatori non possono cacciare. Mentre prima in quegli stessi territori i cacciatori riuscivano a gestire ed eliminare il problema”.

I cinghiali – proseguono – sono dappertutto. Nei giardini e nei parchi pubblici, nelle vie cittadine a tutte le ore del giorno e della notte. Cosa aspettiamo che questi animali provochino anche a Fabriano seri incidenti aggredendo persone o bambini o che provochino incidenti stradali per prendere una decisone seria. E’ vero si tratta di animali selvatici che alcuni vorrebbero tutelare ma quando c’è di mezzo la pubblica incolumità non bisogna porsi troppi interrogativi: è ora di smetterla con false ipocrisie o false ideologie. Questo Paese è areivato al Collasso perché non esistono più amministratori capaci di prendere decisioni serie e di assumersi delle responsabilità. Basta istituire nuove aree protette dentro e fuori delle mura fabrianesi, perchè non faremo altro che aumentare il problema”.

Dal Comunicato Stampa di Italcaccia – Fabriano firmato Ricci Rino del 1 settembre 2015

 

Video archiviato su Youtube nel canale “Il dok”

 

Presentazione del Cinghiale di Davide Rufino, laureato in Scienze Naturali nel ramo “monitoraggio e conservazione”

 

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