Piazza Matteotti, dicembre 1964

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castello_1964Inizia qui una pubblica dichiarazione d’amore per un luogo di Sassoferrato che conosco assai bene, per essere nato in una stanza che vi si affaccia e per averlo vissuto e frequentato in ogni ora e in ogni periodo dell’anno. E’ la mia piazza, e qui ne parlerò nei modi che mi suggeriranno l’affetto e la fantasia. Con tutte le associazioni e le digressioni possibili, ma sempre prendendo lo spunto da un’immagine o da un fatto che l’ha vista protagonista.
Pretesti, come ben si capisce, occasioni per ricordi e considerazioni, anche controcorrente. Futilità in cerca di condivisione.
Rivedendo questa diapositiva poeticamente sbiadita, scattata con una lunga posa in un crepuscolo di dicembre, intorno alla metà degli anni ’60, mi ha assalito un’onda di nostalgia. In parte, certo, perché il passare degli anni ha stemperato il gelo di quell’inverno, ma sopratutto perché i due abeti uguali e sobriamente addobbati, uno in Borgo e uno in Castello, che l’Amministrazione comunale allora approntava in occasione del Natale, mi sembrano ora dei segni più netti e puliti, di tanto preferibili alle ostentate, voluminose e inutili luminarie che tra poco si accenderanno in Borgo, e con inutile strepito.
E in Castello? Al posto delle lucine colorate di un alberello infiocchettato, modestamente (e laicamente) offerte in dono a tutti, adesso, per la fede di pochi ed il conformismo di molti, risultiamo tutti specializzati in presepi. Anche chi, arruolato suo malgrado, osserva tanto dinamismo con indifferente rassegnazione. E sospetta che neppure questa corriva ovvietà sarà sufficiente a intercettare gli auspicati flussi turistici, finora sempre perfidamente orientati verso altre destinazioni.
(23 novembre 2007)
Quasar

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