La storia della croce del monte Strega

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Pubblico volentieri una bella lettera della signora Emma Paolucci, già citata nel mio opuscolo, figlia di uno dei fondamentali personaggi che resero possibile la costruzione della Croce del Monte Strega, che mi trasmette alcune precisazioni ed integrazioni sull’evento del 1928 che visse da bambina e che ricorda ancora con perfetta lucidità.
Grazie Emma.
Carlo Alessandrelli

Egr. Ing. Alessandrelli,
sono Emma Paolucci; poichè penso che Lei ami le cose precise, ci tengo a chiarire qualche cosa.
Mio fratello Francesco è nato domenica 1° aprile, giorno delle Palme, e non il 2, ed è stato battezzato lo stesso giorno. Per tradizione tutto il paese partecipava alla gioia della famiglia quando nasceva un figlio maschio. Così anche Baruccio festeggiò la nascita di questo bambino in casa Paolucci, piantando il cosiddetto “maggio”. La tradizione vuole che, a tempo debito, si invitino a pranzo tutti coloro che hanno partecipato a quest’opera. Fu proprio in occasione di questo pranzo che si colse l’occasione per parlare di un progetto che stava a cuore a molte persone da tanto tempo. Decisero di riunirsi tuttti il 13 maggio 1928 in occasione di questo pranzo di battesimo, ed appartenendo quasi tutti gli invitati al Terzo Ordine Francescano, fu invitato anche Padre Domenico Bruscolotti, l’amico di tutti. Si dirà: “Bella giornata, è maggio!” No! Il 13 maggio 1928 nevicò. Ma Padre Domenico decise che quel giorno doveva essere festa comunque, doveva essere ricordato: si parlava infatti di un progetto molto importante, ossia piantare la croce sul Monte Strega. Per festeggiare questo giorno, in contrasto con la neve, come buon augurio, portò un grande ramo di aliforno (soprannominato “maggio”) pieno di grappoli di fiori gialli, alto almeno un metro e mezzo. Penso che forse era bello ricordare anche questi particolari che Le avevo detto, ma che probabilmente debbono esserLe sfuggiti. La decisione venne presa. Iniziano i lavori; tutti danno il loro aiuto, come dimostrano le fotografie. Nella fotografia riportata a pagina 21 la persona più alta, quella di dietro che aiuta a portare la trave, è Mario Caselli, e ciò è corretto; la persona che si trova davanti era mio padre: Ugo Paolucci, e non Arnaldo Paolucci; ramo, questo, dei Paolucci con cui non siamo parenti. Forse l’errore è nato quando mi hanno chiesto in prestito questa fotografia ed è stato dato un altro parere. Una figlia credo che conosca bene suo padre. Ne parlavamo spesso insieme in famiglia: di quanta fatica avevano fatto.
Una cosa che mi è dispiaciuta, e che non è uscita dalla mia bocca, è il soprannome che avevano dato a mio padre, (“Sansone”) e che avrei gradito non fosse citato, in quanto nasceva da una (simpatica) presa in giro in riferimento alla sua bassa statura e certamente non per la sua forza.
Per portare tutto questo ferro in cima al monte la strada migliore era quella che passava per Castiglioni: giunti che furono in questo paese la prima persona che incontrarono fu Giovanni Limoncelli, che rimase colpito dallo sforzo che stavano compiendo per trasportare tutto quel materiale così pesante a forza di braccia. Li fece fermare; andò nella sua stalla e prese il suo paio di vacche e caricò i pezzi di ferro. Perciò, la prima persona che offrì questo tipo di aiuto fu Giovanni Limoncelli, e questo suscitò in tutti un grande entusiasmo e si aggiunsero molte altre paia di buoi, ma solo dopo questo suo gesto. Ci tengo a ricordare ciò, ma non perchè era mio suocero, ma perchè fu veramente il primo. Dopo di che si prestarono, dicevo, in molti: tutti volevano partecipare: Baruccio, Castiglioni ed altri, non trascurando quelli di Valdolmo e Regedano, lavorarono insieme fino alla conclusione dei lavori. Il sacrificio era enorme ma per affrontarlo ci fu questa grande partecipazione di popolo e questa unione di paesi.
Vorrei aggiungere una cosa: non so se ormai siano terminate tutte le riparazioni, ma quando sarà, non sembra anche a Lei che quella croce meriti una bella fotografia fatta un po’ da lontano, in modo tale da prendere anche uno scorcio del Monte Strega per far vedere come essa domina e protegge i nostri paesi?
Ho terminato.
Spero che queste precisazioni non Le dispiacciano e la ringrazio per la Sua cortese attenzione. Mi creda: ricordo tutto molto bene; vedo ancora quel grande ramo fiorito augurandoci una vittoria.
Distinti saluti.
Emma Paolucci Limoncelli

 

croce pubblicata

Foto della croce pubblicata su una rivista

La storia della croce del monte Strega
L’automobile è una gran bella e utile cosa della nostra epoca: ci serve per molte cose spesso urgentissime, spesso sembra che non se ne possa fare assolutamente a meno: ammettiamolo pure…
Ma perché per andare in montagna (anche fino alla vetta) per una passeggiata ci serviamo quasi sempre dell’automobile?… Ma perché non si va a piedi?… Mi sembra di vedere e sentire qualcuno che mi da del ridicolo!… E forse ha ragione solo per il semplicissimo fatto che lui in montagna va solo con la macchina e giunto poi sulla vetta non può e non sa gustare la bellezza e la gioia della conquista finale meritata per opera delle sue forze e dei suoi sacrifici.
Io ricordo che quando (e l’ho fatto diverse volte) sono giunto a piedi e con sforzi grandi sulla vetta del nostro M. Strega, appena giunto in cima non potevo fare a meno di allargare le braccia in segno di conquista, dilatare i polmoni per respirare con gioia quella purissima aria e… abbracciare e baciare quella Croce, che avevo visto da lontano e che con le sue braccia aperte mi invitava a salire con coraggio. Una scalata è una bella conquista che dà grande soddisfazione al cuore: solo chi l’ha provata sa quanto è vero.
Pochi sanno la storia vera della Croce del nostro M. Strega. E me la descrive in una lettera con tanta semplicità P. Domenico Bruscolotti, meritevole di larghissima riconoscenza per il grande bene fatto nella nostra zona e ora residente nel convento attiguo alla Chiesa di S. Bernardino ( opera di Bramante?) nei pressi di Urbino.
Ecco dunque che cosa scrive il carissimo P. Domenico: “ l’idea era da qualche tempo nella testa del sottoscritto e si diede una bella occasione in un incontro di tutti (o quasi tutti) i terziari di S. Egidio, allora numerosi e zelanti e ardenti di entusiasmo. Questo incontro avvenne in casa Paolucci Ugo in un’agape fraterna in occasione del battesimo di suo figlio Francesco, il giorno 2 aprile 1928. Tutti si diedero da fare per raccogliere la somma necessaria (ma non ricordo la somma raccolta: forse era superiore alle lire 13.000: molto per quei tempi!…).
L’ultima domenica di agosto di quell’anno la Croce era pronta e si fece il trasporto alla cima del M. Strega: ma solo a pezzi e su fu montata con fatica indescrivibile. Il pezzo più grosso era di circa Kg 80: fu trainato su per la ripida, al di là di Castiglioni, con diciassette paia di bestie! … Si partì da S. Egidio al mattino processionalmente: pezzi di ferro in ceste; altri trainati, altri sulle selle di asini, cemento e popolo: ognuno portava qualche cosa!… A S. Bartolomeo di Castiglioni ci fermammo per la S. Messa e poi… via per il monte!… Alla cima trovammo tutto il popolo di Montelago e si penò tanto per trovare un po’ di spazio e avvitare i vari pezzi della croce e soprattutto per innalzare i bracci che si dovettero avvitare a terra. Il giorno seguente dovemmo portare in cima al monte travi da quattordici metri e un parango per sollevare le braccia della croce e avvitarle nel pezzo già murato e sollevato. Fu una fatica veramente enorme perché non c’era spazio e la cima in pendio molto ripido. Il giorno della festa di S. Egidio ( 1 settembre ) facemmo l’inaugurazione con i fuochi artificiali alla vetta del monte (che fatica portare su certe… bombe a cannone… e che paura di qualche disgrazia!… era facile perché bastava scivolare un tantino e battere la bomba a terra!…). La domenica seguente (2 settembre) sulla cima del monte Strega ci fu la festa con la S. Messa e con… troppa gente venuta da tutto il vicinato: la croce aveva invitato tanta gente! E la nostra gioia era veramente immensa: ed era più che naturale dopo tanto lavoro e tanti sacrifici.”

Ora la Croce svetta sul Monte Strega: non sulla cima più alta ma sulla punta più visibile da est che poi presenta l’aspetto più bello e caratteristico del monte stesso.
La Croce è in traliccio di ferro con basamento quadrato di M.1,20 di lato; l’altezza è di circa m.8 non molto: ma abbastanza per essere ben vista e ammirata da una discreta lontananza e specialmente per dare un caro saluto alla sorella maggiore del M. Catria (alta ben circa 17 metri) e l’altra sorella (sempre in traliccio di ferro) che è più lontana del M. Sant’Angelo e per fare maggiore spicco è issata sulla facciata sud della piccola chiesetta che ricorda la più grande Chiesa distrutta dell’ex convento di eremiti e il cui magnifico coro ligneo si trova attualmente nella Chiesa di S. Medardo di Arcevia.
Caro lettore: perché non provi anche tu la gioia di poter giungere presso questa croce del nostro M. Strega dopo una salita a piedi?… Troverai grande gioia e grande soddisfazione; solo allora potrai dire che la… vittoria per la conquista della cima sarà tua, tutta veramente tua. E allora lassù con grande consolazione del tuo spirito potrai cantare con il poeta nostro compaesano, attualmente residente a Roma, Passari Rinaldo:
“Eccomi ai piedi del supplizio atroce
Dove per noi Gesù fu messo a morte
E il capo reclinato, ad alta voce
Per noi il padre pregò affinché le porte
Del ciel ci aprisse. E qui tanto veloce
L’occhio che prima fu, lascia le scorte
D’altro veder. Mira la Croce austera
E commosso invita a far preghiera.
O Dio, ti prego di non far severa
Tua giustizia su di me, che peccatore
Fui, sono e sarò da mane a sera.
Vedi che in te confido e con dolore
A Te mi prostro: e il cuor contrito spera
Da Te perdono, come Tu al pastore
Dell’anima ordinasti: cancellato
A quel che Te verrà sia ogni peccato.
E Tu, o Gesù, che tutti hai perdonato
E il ciel lasciasti per salvar la terra,
Prega la Mamma: ch’io sia rifugiato
Sotto il Suo manto, che a tutti disserra.
Dal mio attivo cancella ogni peccato
Perché il tuo gran patir non sia sprecato!…
E dal Santo Paraclito guidato
Sia sempre mio operar, senza male.
d. n.

NDR: Questo ritaglio di giornale venne consegnato da don Nicola Mancini, Parroco di Sant’Egidio a mio suocero Aldo Pesciarelli (Aldo d’Acciaccafae) alcuni decenni fa. E’ stato copiato fedelmente anche nella forma grafica (ed ortografica) oltre che nella sostanza del racconto.
Penso che l’autore sia don Nicola stesso, anche se né io né Aldo ne siamo certi, un vago sospetto, ….anzi più che un sospetto, me lo fa venire la sigla finale: “d. n.” che probabilmente sta per don Nicola.
A dire il vero, poi, il ‘ritaglio di giornale’ che ho citato in apertura non è un vero e proprio ritaglio: è una pagina a stampa (non dattiloscritta) con il testo su una sola facciata disposto su quattro colonne con un’ampia zona vuota nella parte bassa delle prime due colonne: forse per accogliere una fotografia della croce di cui si parla. Potrebbe essere una fotocopia oppure una bozza di stampa consegnata dal tipografo all’autore per un controllo, questo spiegherebbe anche perché don Nicola ne fosse in possesso; la carta è leggera e un po’ ingiallita, abbastanza simile a quella di giornale, forse solo un po’ più liscia e sottile, ben adatta alla stampa di bozze e provini come si usava una volta. Mi sembra inoltre ci sia almeno una imprecisione di stampa o di trascrizione della lettera di P. Domenico Bruscolotti quando si parla del peso del pezzo più grosso della Croce che è di 80 kg: un po’ poco perché sia stato necessario impiegare “diciassette paia di bestie” (ben 34 buoi o vacche!) per trasportarlo su per il monte… forse erano 800 i Kg, chissà? Per scoprirlo sarà necessario un accurato sopralluogo sul manufatto con tanto di metro e strumenti di misura per cercare di capire come è stata costruita e poi assemblata la Croce, per calcolarne il peso totale e dei singoli spezzoni che sono stati issati fin lassù. Naturalmente anche io, come tanti altri, sono stato parecchie volte sulla “Croce” ma mi pare che non sia mai andato oltre una distratta occhiata nell’osservarla da vicino, attratto com’ero dallo splendido panorama… sarà quindi necessario programmare una ‘spedizione’ ad hoc prossimamente: chi vuol partecipare è invitato a contattarmi. Potrebbe essere un’occasione per una simpatica scampagnata e scarpinata nella natura in una di queste domeniche di maggio o giugno, con tanto di merenda e bevuta sul posto! Per la cronaca e la curiosità del lettore: il sign. Francesco Paolucci fu Ugo, citato nel racconto in occasione del cui battesimo si organizzò “l‘operazione Croce”, non abita a Sassoferrato ma ci ritorna occasionalmente dimorando nella sua casa di Baruccio. Ricordo inoltre che nell’anno 2000 (in occasione del Giubileo) venne apposta, su un montante della croce, una targa in acciaio inossidabile, realizzata dall’Officina Meccanica Toni Lamberto e Figli (cui va la gratitudine della comunità locale) in memoria della realizzazione.
(23 maggio 2008)

L’elenco dei benefattori che hanno versato un contributo per il restauro della Croce del Monte Strega:

Agostini Piero Montelago
Angelini Antonio Senigallia
Antonelli Gino Montelago
Antonelli Vincenzo Montelago
Antonelli Benito Montelago
Arcangeletti Paolo Marotta
Argalia Gaetano Baruccio
Baiocco Germano Montelago
Baldassarri Luigi Baruccio
Balzarotti Nicolò Montelago
Balzarotti Ludovico Montelago
Bardelli Massimo Sassoferrato
Bedini Tilde Baruccio
Bedini Angelo Baruccio
Bergamante Giancarlo Cabernardi
Bernardi Enzo Sassoferrato
Bianchi Marino Gambettola
Bianchi Carolina Valdolmo
Bianchi Angelo Monterosso
Bonaventuri Marcello Montelago
Bordin Giovanni Baruccio
Caselli Ugo Baruccio
Cecchetti Carlo Gaville
Ciaboco Lidia Sassoferrato
Ciaboco Nanda Baruccio
Costamtini Severino Sassoferrato
Frasconi Angelo Monterosso
Garelli Bettino Isola Fossara
Gentilini Walter Montelago
Giacani Silvano Montelago
Giaconi Dino Montelago
Lelli Teresa Sant’Egidio
Maracchini Pietro Montelago
Maracchini Lucia Roma
Marcellini Marcella Sassoferrato
Marconi Massimiliano Sassoferrato
Montauti Andrea Montelago
Montecchiani Marco Sassoferrato
Montesi Caterina Sassoferrato
Morelli Giovanni Montelago
Mosaici Mario Baruccio
Passeri Moira Gavirate
Pesciarelli Ugo Sassoferrato
Petroni Rolando Roma
Petrucci Oneria Montelago
Petrucci Giuseppina Montelago
Petrucci Antonina Montelago
Pucci Fabio Baruccio
Rocchi Lidio Ancona
Rossi Ruggero Baruccio
Rossi Renato Baruccio
Rossi Leonella Baruccio
Rossi Marina Sassoferrato
Rossi Rita Sassoferrato
Santarelli Eraldo Montelago
Santarelli Anastasia Roma
Santarelli Piera Montelago
Savelli Ugo Sassoferrato
Scipioni/Rossi Maddalena Sassoferrato
Sebastianelli Pietro Roma
Silvi Osvaldo Monterosso
Smargiassi Gildo Roma
Tassi Umberto Baruccio
Turbessi Giuseppe Sassoferrato
Vagni Natalia Sassoferrato
Vecchi Fabio Sassoferrato
Vitaletti Giuseppina Valdolmo
Vitaletti Claudio Sassoferrato

Carlo Alessandrelli

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