NO ALLA REALIZZAZIONE DEL METANODOTTO BRINDISI MINERBIO

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snam 3La Conferenza dei Servizi per il metanodotto Brindisi Minerbio ha avuto il suo epilogo il 6 agosto u.s., dopo undici anni di lotta tra la Snam ed alcuni ministeri da una parte, i cittadini e gli enti locali dall’altra, si è arrivati all’atto finale.
Il metanodotto lungo quasi 800 km. interessa nelle Marche 5 comuni tra i quali Apecchio, Mercatello sul Metauro, Borgo Pace in provincia di Pesaro. Si tratta nel suo complesso di un progetto devastante per l’ambiente appenninico ancora intatto e per l’altissimo rischio sismico che interessa le aree umbro-marchigiane e quelle abruzzesi in particolare. Inoltre nella zona appenninica il metanodotto verrebbe ad insistere pesantemente su un ambiente contraddistinto dalla presenza di frane attive, di terreni fragili, aree rocciose, pendenze pericolose, corsi d’acqua, flora e fauna selvatiche, nonché di pregevoli siti collegati alla rete europea Natura 2000. Basti ricordare l’esplosione del marzo scorso a Mutignano in provincia di Teramo o quella del 9 maggio a Roncade in provincia di Treviso dovute agli smottamenti causati dal maltempo. I danni apportati dalla realizzazione dell’infrastruttura sarebbero irreversibili, a partire da quelli derivanti dallo sbancamento di crinali e fondivalle e dalla costruzione, in aree fino ad oggi occupate da sentieri escursionistici o da vegetazione, di strade necessarie a portare sul posto i macchinari.
La Conferenza dei Servizi è stata anticipatamente convocata il 6 agosto u.s., disattendendo la data settembrina precedentemente concordata con le altre amministrazioni pubbliche partecipanti. A questa convocazione è risultata assente la Regione Marche che in questi anni ha prodotto atti politici sostanziali, contrari alla ”opera” e votati unanimemente da tutte le forze politiche a partire, ad esempio, dal parere negativo del Consiglio Regionale Marche (18-09-2007), del Consiglio Provinciale di Pesaro e Urbino (29-06-2007) e della Comunità montana del Catria e Nerone (15-03-2005 e 11-10-2007), dei comuni marchigiani. Risulta che la nuova Giunta Regionale del Presidente Ceriscioli fosse stata informata a dovere attraverso un intenso lavoro di pressing ed edotta che prima della loro elezione c’era stata una battaglia durata undici anni. A seguito di ciò era stato garantito che avrebbe fatto la propria parte ma ciò non è purtroppo avvenuto, provocando l’assenza il trasferimento della decisione al Governo Renzi che ha già fatto capire i propri intendimenti con lo “Sblocca Italia”.
Con questa assenza la Giunta Regionale Marche ha di fatto rinunciato a proseguire anni di lotte insieme ai comitati ed ai cittadini dei comuni interessati? Non ci vogliamo credere.
La Regione, che a questo punto si è assunta tutte le responsabilità inerenti l’annosa vicenda, ha ancora qualche giorno per esprimere, seppur in ritardo, il proprio parere.
Noi chiediamo, insieme ai sindaci dei comuni interessati, che la Regione Marche pur in extremis, neghi l’intesa col governo allineandosi all’Abruzzo e all’Umbria, affinchè ci sia un parere negativo delle tre regioni che qualcosa dovrà pur contare nei confronti del Governo.
E’ QUESTO QUEL CHE CHIEDIAMO alla Giunta Ceriscioli, augurandoci che non voglia vanificare un lungo e paziente lavoro di collaborazione tra Comitati di cittadini, Associazioni e Regione; un lavoro fatto di un continuo dialogo e poche polemiche, un lavoro costruttivo che aveva pochi precedenti ed aveva prodotto, fino ad oggi, i suoi esiti positivi.

Comitato Stampa del Comitato No Tubo Abruzzo Marche Umbria, Forum Paesaggio Marche, Gruppo di Intervento Giuridico, Italia Nostra Marche, L’Onda Verde, Lupus in Fabula, Pro Natura Marche, Terra Mater, WWF Marche del 22 Agosto 2015.

Per approfondire…

snam 2La storia delMetanodotto Adriatico ufficialmente inizia a luglio 2005, quando la British Gas per trasportare il gas di cui è proprietaria chiede di installare un gasodotto che collega Massafra, in provincia di Taranto, a Minerbio vicino Bologna. Un progetto che attraversa ben 10 regioni della Penisola e si pone come l’alter-ego Adriatico del gasdotto realizzato lungo il versante tirrenico.
Descriverlo è semplice: è un grosso tubo d’acciaio largo 120 cm, che s’interra sotto di cinque metri ma che, per questioni di sicurezza e anche considerata la pericolosità del prodotto, necessità di servitù in superficie larghe 40 metri ed una fitta rete di strade di servizio. Praticamente è una lunga linea che, lì dove passa, divide in due i terreni.
Sul progetto, come il suo alter ego Tirrenico, il metanodotto Adriatico si sviluppa lungo la costa ma solo fino a Foggia. Perché nel foggiano, e nessuno finora riesce a spiegarlo, prende il via per gli Appennini snodandosi tra falde e crinali. Il tubo per raggiungere Bologna deve attraversare le terre di tre parchi nazionali, di un parco regionale, di 21 siti di importanza comunitaria e dunque s’inserisce in aree non solo di alta valenza per l’eco-sistema ma molto fragili sul piano idrogeologico e pure ad alto rischio sismico. Nelle Marche, il gasdotto lambisce due comuni maceratesi e passa nei comuni di Apecchio, Mercatello sul Metauro, Borgo Pace e nei comuni delle ex marchigiane Pennabilli, Casteldelci e Sant’Agata Feltria. Chilometro più, chilometro meno il metanodotto è lungo 687 chilometri e, per colpa o per merito della politica a puzzle del nostro Bel Paese, bussa ad ogni regione con richieste di Via sul tratto che riguarda solo il suo territorio. Ragione per cui questa mega-opera si presenta segmentata in cinque progetti più piccoli che diventano cinque diverse valutazioni di impatto ambientale che obbediscono a decreti, norme, pareri, sensibilità politiche e burocratiche altrettanto diversi.
snam 4All’origine, il gasodotto avrebbe dovuto trasportare il gas naturale liquefatto del rigassificatore di Brindisi, quello mai costruito da British Gas Power Spa per ragioni  “ burocratiche”.  Oggi dovrebbe mettersi a servizio dei tre nuovi gasdotti che stanno per approdare nelle Puglie. Quelli provenienti dal Mar Caspio. I famosi Poseidon, TAP (Trans Adriatic Papiline) e Interconnector LNG. Gasdotti che faranno dell’Italia l’hub del metano per l’Europa. Il che significa che il metanodotto Rete Adriatica dovrebbe trasportare dal sud al nord metano, con una capacità di 28 milioni di m3/giorno ossia 8 miliardi di m3/anno e procurare una resa di 26,5 milioni di euro all’anno.
Quanto al finanziamento, è già risolto dal 2009 quando la BEI, Banca Europea Investimenti, ha accordato al Gruppo Snam 300 milioni di euro per la copertura del 50% dei costi per la realizzazione del primo tratto del gasdotto e, ad ottobre 2013, altri 365 milioni per lo sviluppo del piano di “distribuzione e trasporto di gas naturale attraverso la rete nazionale”.
Raül-Romeva-i-Rueda-MEP-GreensComunque mi ricordo quando scrissi nel 2010, sul Corriere Adriatico, del caso “Metanodotto Adriatico”  approdato al Parlamento europeo,  con una interrogazione prioritaria del deputato catalano Raül Romeva i Rueda (Gruppo Verdi-Ale). Deputato che chiedeva a Bruxelles con “quali iniziative intendeva la commissione assumere – in rispetto della normativa comunitaria – per ricondurre l’Italia alla corretta applicazione delle direttive europee in materia di valutazione di impatto ambientale, di valutazione ambientale strategica e di tutela degli habitat naturali e semi-naturali”. La sua richiesta poggiava su un ricorso presentato il 25 giugno 2010, presso la commissione di Bruxelles dal Gruppo d’Intervento Giuridico, dal Comitato “No Tubo”, dalla Federazione nazionale Pro Natura, dal WWF, da Italia Nostra, da Mountain Wilderness, dai Comitati cittadini per l’ambiente di Sulmona, dal Comitato civico Norcia per l’ambiente, dalla La Lupus in Fabula e da Arci Caccia – Perugia. Ma ricordo anche che tra i primi firmatari c’era la Provincia di Pesaro-Urbino, quella di Perugia, la ceriscioliComunità Montana Catria e Nerone ed il Comune di Gubbio. E la domanda sorge spontanea: come ha fatto il Presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli, ex primo cittadino di Pesaro, a non essere sufficientemente al corrente del metanodotto, lungo quasi 700 chilometri che lambisce due comuni maceratesi e passa nei comuni pesaresi di Apecchio, Mercatello sul Metauro, Borgo Pace e nei comuni delle ex pesarese Pennabilli, Casteldelci e Sant’Agata Feltria? E, sopratutto, l’esecutivo regionale non si consulta con i suoi funzionari ?

Véronique Angeletti

Per conoscere le ragioni del no…

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