Giancarlo Polidori, a 50 anni dalla gloriosa Maglia Gialla al Tour de France

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abIl prof. Galliano Crinella, organizzatore dell’evento in onore di Giancarlo Polidori, nel concedere un’intervista a Civetta.tv ha voluto ripercorrere la carriera del ciclista sassoferratese inquadrandola nel contesto sociale in cui ha avuto origine.

«Erano gli anni del dopoguerra, la nazione in cerca di riscatto stava risollevandosi lasciando alle spalle gli anni difficili del conflitto, una ripresa economica senza precedenti stava generando un diffuso benessere e in numerosi campi – nella moda, nel cinema, nella cultura – si affermava lo stile italiano, fatto di creatività, eleganza, buon gusto. Nel mondo si guardava all’Italia come a un modello da copiare. Al generale clima di entusiasmo per la progressiva rinascita contribuivano anche i successi sportivi, in particolare del calcio e del ciclismo, che in quegli anni infiammavano gli animi e scatenavano il tifo. La vicenda umana e sportiva di Giancarlo Polidori ha coinciso con questa stagione di grande impulso e forte emotività sociale, in cui il mito della rivalità fra Coppi e Bartali, non molto lontano nel tempo, suscitava ancora viva emozione in giovani e meno giovani. Il ciclismo è fatica, rigida preparazione atletica, sudore, sofferenza, in altre parole eroismo, un eroismo che Giancarlo Polidori ha ben rappresentato: partiva da una condizione sfavorevole, avendo iniziato tardi la sua avventura sportiva e provenendo da un contesto non particolarmente votato al ciclismo. Ma aveva dalla sua alcune caratteristiche che facevano di lui l’espressione del tipico marchigiano: tenacia, impegno, capacità di lavorare duramente e di soffrire, se occorre. E in più un carattere umile, socievole, lontano dai protagonismi che talvolta si accompagnano al talento. Una carriera, la sua, ripercorsa tappa per tappa nel corso dell’evento “Omaggio a Giancarlo Polidori, nel 50° della conquista della Maglia Gialla al Tour de France: luglio 1967 – luglio 2017”, organizzato per ricordare uno degli episodi più alti e memorabili del suo percorso sportivo, un successo – indossare la Maglia Gialla – conseguito soltanto da 13 italiani nella lunga storia del Tour. Erano gli anni di Eddy Merckx, Franco Bitossi, Francesco Moser, campioni di razza che lasciavano poco spazio agli avversari, ma Giancarlo Polidori è riuscito a farsi onore vincendo una quindicina di corse classiche, indossando la maglia rosa al Giro d’Italia, vincendo nel 1971 il San Silvestro d’oro come miglior professionista italiano – superando Gimondi e Bitossi – e piazzandosi nei Campionati del mondo di ciclismo su strada ad un importantissimo 4° posto, che fu tale solo per obbedienza agli ordini di scuderia. Epica fu, durante un Giro d’Italia, la sua lunghissima fuga sulle Tre Cime di Lavaredo, avvolto da una nebbia talmente fitta da impedirgli di valutare sia le distanze sia la propria posizione: all’oscuro circa la situazione degli avversari, inconsapevole di essere a poche centinaia di metri dal traguardo, fu superato da Merckx all’ultimo momento.

Il ciclismo non è uno sport in grado di muovere somme esorbitanti come il calcio o il tennis, a spingere personaggi come Polidori verso una carriera bella ma dura sono la passione, la serietà, lo spirito di sacrificio: un esempio per i giovani che pensano di dedicarsi al ciclismo, ma più in generale per tutti coloro che intraprendono un’attività o che stanno per iniziare una professione».

Nel corso dell’evento a Polidori sono state consegnate una targa, omaggio del Comune di Sassoferrato, una ceramica appositamente realizzata dall’artista Raimondo Rossi da parte dell’Istituto Internazionale di Studi Piceni, organizzatore dell’evento, e una maglia gialla, esatta riproduzione di quella conquistata nella storica tappa francese, dono del gruppo ciclistico AVIS di Sassoferrato, i cui dirigenti si sono uniti al campione per la foto ricordo indossando a loro volta la stessa maglia gialla con il logo del cinquantenario.

Il percorso sportivo di Giancarlo Polidori è stato ricostruito anche grazie all’ampio materiale raccolto negli anni dal sassoferratese Mauro Ambrosi, purtroppo scomparso, che sul compaesano ciclista ha scritto alcuni libri densi di puntuali notizie.

Tiziana Gubbiotti@civetta.tv

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