La strada di Enrico Mattei…entra nel patto sulla viabilità Urbino-Gubbio

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piaggiaseccaSassoferrato – Si riparla della strada di Enrico Mattei. Della pedemontana che idealmente collega Matelica ad Acqualagna lungo l’Appennino marchigiano. A farla uscire dai faldoni, un patto tra i sindaci di un comprensorio largo Urbino- Gubbio e lungo Sassoferrato-Apecchio (qui link all’articolo) ma sopratutto i lavori iniziati da Quadrilatero Spa nel primo tratto Fabriano-Matelica ed una mozione votata dalla civica assise di Sassoferrato, il 29 dicembre 2016, che chiede al Ministero delle Infrastrutture, all’Anas e alla Regione la realizzazione del secondo tratto tra Sassoferrato e Fabriano. Mozione che chiama a sostegno i comuni dell’Unione Montana Esino Frasassi, quelli della Catria Nerone, Genga e i nove comuni dell’area interna Appenino Basso Pesarese Anconetano. Un appello che raduna il cuore delle Marche e dunque richiama il terzo tratto, quello tra Sassoferrato a Cagli. Asse inquadrato in un progetto definitivo tre anni fa che dal tavolo dell’ufficio tecnico della Provincia di Pesaro è passato nei cassetti della regione e prevede un investimento di mezzo miliardo di euro.

Insomma la novità è che il consiglio comunale sentinate si pone come il nuovo referente istituzionale della pedemontana Fabriano-Sassoferrato. Strada che vanta un inizio lavori risalente addirittura al 1971 ed un alternarsi di vicende che, con i suoi ponti abbandonati in piena campagne, rimane da trenta anni al top delle grande incompiute.

L’interessante è che questa volta la richiesta si basa su due assiomi. Con il primo, il consiglio mette in evidenza il vuoto viario che si sta creando nel comprensorio. Sull’asse che porta a  Muccia, iniziano i lavori tra la città della Carta e Matelica e sull’accesso alla costa, il raddoppio della SS76 sta proseguendo.

Il secondo assioma invece evidenzia l’isolamento del sentinate – sopratutto alla luce dei recenti eventi sismici – con la chiusura della Gola di Frasassi e l’obbligo di transitare per Cerqueto e Pierosara e la grande fragilità degli altri accessi viari sia verso Scheggia, che verso Pergola – il ponte tuttora è una strettoia – od ancora verso San Lorenzo in Campo con tutte le sue potenziali frane.

Pertanto un’asse moderno e rapido tra Fabriano-Sassoferrato può fare la differenza per l’accesso ai servizi dei cittadini, per la competitività delle aziende, per facilitare la mobilità di escursionisti e turisti ed aiutare l’interesso di visitare le attività commerciali. Punto sul quale ha molto insistito il consigliere comunale sentinate eletto nella lista civica per Sassoferrato Sergio Carletti .

Un tratto sicuramente molto atteso che però richiede anche una nuova progettazione soprattutto in alcuni punti. Uno per favorire un suo inserimento razionale ed ottimizzato nel paesaggio ma anche perché uno degli snodi principali è collocato in prossimità di Santa Lucia e dunque dell’area archeologica di Sentinum.

L’appello sentinate, inoltre, ha anche il grande merito di fare parlare del tratto Sassoferrato-Cagli. Una strada progettata di recente, meno di tre anni fa, che però sembra già obsoleta. Sulla carta si presenta con una carregiata larga 10,5 m e dunque solo due corsie. Lunga oltre 25 km per quasi 8 km corre su 16 ponti e per altri 10mila metri, entra ed esce da 16 gallerie. Le pendenze non superano mai il 5 % e non ci sono intersezioni a raso perché s’incrocia con la viabilità esistente a livelli sfalsati o con svincoli organizzati. E’ tale quale ad una lunga curva che corre verso ovest e si adagia prima sulle falde dello Strega poi su quelle del Monte Catria che aggira. Il km Zero è nella zona industriale della Berbentina, inizia con un sottopassaggio per evitare la provinciale e la ferrovia che collegano Fabriano a Pergola. Cinque sono le uscite: la prima al km 7, a Monterosso, in vicinanza al cimitero; la seconda, a Poggetto di Serra Sant’Abbondio al km 12; poi 4 ponti e 4 gallerie più lontano, al km 16, la terza uscita nella zona artigianale di Frontone; la quarta, al km 19, a Ca Palazzetto di Cagli dove si aggancia alla SP 424; infine, la rotatoria finale di Ponte Rosso a Cagli e il collegamento con la Flaminia

Un tratto – sosteneva l’ing. Paccapelo dell’ufficio tecnico provinciale responsabile della progettazione – che rompe il disequilibrio viario. Collegamenti che, a pettine, corrono sul fondo delle vallate e fanno defluire tutto il traffico sull’adriatica. Mentre la pedemontana crea una rete viaria a maglia che decongestiona la costa e consente di muoversi facilmente all’interno.

Ed è così’ che paradossalmente la strada di Enrico Mattei, richiesta da oltre cinquanta anni, è tuttora il perno delle politiche di modernizzazione della viabilità dell’entroterra marchigiano. Salvo che, se prima, la si riteneva importante per la crescita dell’industria, del commercio e del turismo oggi è considerata come la colonna vertebrale che garantisce l’accesso rapido ad un infinità di servizi e dunque capace di stimolare le decisioni di vivere nell’entroterra montano. In somma una strada in grado di contrastare il declino demografico di comuni che fanno parte della famosa area interna Appenino Basso Pesarese Anconetano, quelli stessi al centro di una strategia studiata e finanziata dal governo per rilanciare l’economia italiana ridando competitività alle aree marginali. Il che lascia pensare che forse il 2017 potrebbe essere l’anno della pedemontana. Quella che un giorno Vittorio Merloni, quando il suo gruppo si chiamava ancora Ariston, a Fabriano, in un incontro in sede con i suoi dipendenti, definì “di fondamentale importanza per lo sviluppo dell’entroterra marchigiano “ ma “che temeva che, da vivo, non avrebbe mai visto realizzare”.

Véronique Angeletti@civetta.tv

Contessa, Flaminia, Apecchiese e la Sassoferrato-Cagli: nasce l’asse Urbino-Gubbio

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