Quando un comune sa quello che vuole…

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Domani 5 luglio, verranno spalancati i cancelli del Parco Archeominerario di Cabernardi. Il sito della miniera, forte delle sue strutture più importanti per l’estrazione dello zolfo perfettamente restaurate, ridiventa finalmente protagonista nel territorio.  Coincidenza, l’inaugurazione si svolge lo stesso giorno in cui sessanta tre anni fa, i “Sepolti Vivi”, quei minatori che si erano barricati per 40 giorni al XIII esimo livello per impedire la chiusura del polo estrattivo più importante d’Europa, uscirono. Altra coincidenza, inizia una nuova vita lo stesso mese di luglio in cui l’ultimo calcherone fu spento nel 1957. Un momento emozionante, carico di ricordi per tantissime famiglie sparse ovunque in Italia ed in Europa, ma anche una sfida al futuro poiché dà, al comprensorio, una precisa identità turistica e sopratutto un potenziale ed interessante ruolo come polo storico-culturale in prospettiva di una nuova economia del turismo e del tempo libero.
Un sito che è costato 950.000 euro tra l’acquisto dei terreni, il restauro dei manufatti, la segnaletica e il potenziamento del museo con una galleria della memoria. Ha beneficiato di un stanziamento dell’Ente Parco dello Zolfo delle Marche di 680.000 euro, di un finanziamento del Gal Esino San Vicino (fondi europei) di 120.000 ed di un co-finanziamento complessivo di 150.000 euro dal comune di Sassoferrato.
Un sito però che si è posto dall’inizio tale quale ad una sfida. Perché per realizzarlo il comune aveva come partner l’Ente Parco dello Zolfo delle Marche. Un ente consapevole dell’importanza del suo polo sud – ossia Cabernardi-Bellisio Solfare ma purtroppo incellofanato nel limbo del polo nord della miniera di Novafeltria passata con referendum dalla regione Marche all’Emilia Romagna. Non solo. Il Parco, istituito da un decreto, è entrato in una sofferta gestazione politica che, tra l’altro accomuna altri Parchi in Italia, ed è in attesa di una decisione da parte dello Stato centrale e a cui dovranno pensare deputati e senatori eletti nelle Marche. Azioni fondamentali se vogliamo che l’Ente Parco dello Zolfo attinga al flusso dei finanziamenti europei.
Intanto, il vero merito del Parco Archeominerario è tutto da attribuire all’amministrazione comunale guidata dal sindaco Ugo Pesciarelli che, sulla scia della sua prima campagna elettorale, appena insediato nel 2009, incarica l’Ufficio tecnico comunale, diretto dall’Ing. Flavio Ciccacci in tandem con l’attuale responsabile il geometra Elio Montalbini, di stendere un progetto di recupero e di sviluppo ad uso turistico. Un progetto fatto così bene che ottiene lo stanziamento dei 750.000 euro necessari a questa prima concretizzazione. L’ufficio aveva lavorato, su un progetto globale, di massima, praticamente come il Parco idealmente avrebbe dovuto essere affinché potesse essere recuperato tutto quello che era significativo. Prevedeva addirittura le teleferiche. Il che richiedeva un’investimento di 7,5 milioni di euro. Poi, si scorporò un primo progetto definitivo, diviso in stralci, che riguardava pezzi della miniera che avevano una fruibilità turistica. Come l’acquisto dei due ettari di terreno, il recupero e il restauro del pozzo Donegani, prima struttura in Italia in cemento armato, dei forni Gill, del serbatoio – da trasformare in auditorium, e del piano inclinato. Il sindaco, sempre a Pesaro, aveva inoltrato anche un’altra richiesta: l’allestimento di una finta galleria all’interno del Museo Minerario. Galleria che fù  allestita dall’architetto Federica Zeli dello Studio Einaudi di Roma dal costo complessivo di 106 mila euro, di cui 57 stanziati dall’Ente Parco e 51 dal Comune e che viene inaugurata nel 2012 in occasione dei 60 anni dello sciopero dei “Sepolti Vivi”.
I lavori sul sito sono stati seguiti dall’architetto Alessandra Pacheco della Soprintendenza, a volte svelti, a volte a rilento e riservano anche una splendida sorpresa. Una galleria che per la prima volta il grande pubblico vede durante le riprese di Linea Verde quando Patrizia Greci, la presidente dell’associazione “La Minera Onlus” viene intervistata. Galleria che ha riservato un’ulteriore sorpresa che però lasceremo a Vainer Ilari, uno dei titolari della ditta incaricata dei lavori nel sito, il piacere domani di presentare ufficialmente .

Véronique Angeletti

 

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