Il paesaggio geologico: dalla Grotta di Frasassi alla Rocca Albornoz di Sassoferrato

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frasassi

Premessa
La forma di una montagna o di una collina, il colore della sabbia di una spiaggia, e tutti gli altri infiniti paesaggi italiani, dipendono essenzialmente dal tipo di rocce che li compongono, dalla disposizione degli strati, dal grado di franosità, dalla storia che quelle rocce o quelle sabbie hanno dietro. Ecco alcuni esempi ben noti: le Dolomiti, le balze di Volterra, il Monte Catria, il Vesuvio, le bianche spiagge di quarzo della Sardegna, le spiagge vulcaniche nere delle Eolie. Si tratta di paesaggi fortemente evocativi, dove l’elemento geologico della forma del territorio è predominante: si tratta, ripetiamo, di esempi importanti per la loro maestosità e per l’emozione che suscitano. Esistono diversi tipi di paesaggio, tra questi un tipo fondamentale, è il paesaggio geologico: capire il paesaggio geologico, comprendere il significato della sua storia, vuol dire aprire gli occhi sul mondo in cui viviamo.
Ed ecco ora un esempio a noi vicino: le Grotte di Frasassi vengono visitate ogni anno da circa 400.000 persone; durante la visita vengono loro illustrate le principali caratteristiche delle grotte, però non vi è il tempo di approfondire ed i visitatori ripartono senza sapere molto della interessantissima evoluzione geologica della grotta stessa, della montagna in cui la grotta è compresa, dell’Appennino umbro-marchigiano, dei paesaggi geologici che stanno attraversando.
Per approfondire questi temi abbiamo allora progettato un itinerario geologico che parte dalla Grotta stessa e che arriva al Castello di Sassoferrato, visitando siti geologici di notevole interesse come il canyon di Rio Freddo (Monte Cucco), il Corno del Catria e la splendida gola sottostante, e, nell’insieme il paesaggio della scaglia, tipico delle Marche e dell’Umbria, con uno stop finale presso la grande piega di scaglia rosata su cui sorge la splendida Rocca Albornoz di Sassoferrato.

Storia geologica del territorio
Il territorio di cui parliamo ricade nella parte centrale della dorsale umbro-marchigiana, tra la gola di Frasassi ad oriente ed il M. Catria (1701 m s.l.m.) ad occidente, e fa perno sul borgo medioevale di Sassoferrato (Ancona), che risulta baricentrico rispetto ai siti d’interesse.
L’area in esame interessa i Comuni di Genga, Sassoferrato e Fabriano in Provincia di Ancona, di Pascelupo-Scheggia in Provincia di Perugia e Cantiano in Provincia di Pesaro – Urbino.
La storia geologica di questa parte dell’Appennino risulta riconducibile a quella dell’intera dorsale appenninica ed in termini generali può essere così sintetizzata.
Le rocce più antiche affioranti sono date dal “calcare massiccio” del Lias, ossia di circa 200 milioni di anni fa. Il “calcare massiccio” è una roccia molto diffusa in Appennino e nell’area d’interesse ed è di grande importanza nella evoluzione del paesaggio geologico umbro-marchigiano. Tale roccia si rinviene solitamente nei nuclei delle pieghe, come nella stessa gola di Frasassi, oppure nella gola del Corno del Catria ed in quella del vicino Furlo.
Poco più tardi, geologicamente parlando, si deposita la formazione del “rosso ammonitico”, molto tipica sia per la colorazione sia per l’abbondanza di questi importanti fossili che sono le ammoniti; è costituita da livelli alternati di marne (tenere) e calcari (compatti), con tipica “erosione differenziale”, un fenomeno diffuso e molto evidente sotto la notevole Rocca Albornoz di Sassoferrato.
Tra il Cretaceo superiore e l’Oligocene, da 70 a 30 milioni di anni fa, si deposita la formazione della “scaglia”, anche questa molto diffusa e molto tipica in tutto l’Appennino. Risulta costituita da calcari e da calcari marnosi, ben stratificati, con colori diversi, scaglia bianca, rossa, variegata, cinerea.
Nel Miocene prevale la sedimentazione di rocce soprattutto carbonatiche in mari più o meno profondi; dal Miocene al Quaternario avviene gradualmente la nascita delle montagne appenniniche, modellate poi dall’erosione nelle forme attuali.

L’itinerario consigliato
Si prevede una durata di circa 6 ore per l’itinerario geologico qui consigliato.
L’inizio è alle Grotte di Frasassi, per la cui visita in molti periodi risulta necessaria la prenotazione. Si prosegue verso Scheggia e dopo una deviazione per Pascelupo si visita il canyon di Rio Freddo, sottostante l’Eremo del Monte Cucco.
Tornati sulla statale, vi sono due stop per ammirare l’eccezionale parete di faglia del Corno del Catria e la sottostante Gola del Corno. Si ritorna verso Sassoferrato e si sale verso il sito dato dalla bella piega nella scaglia che fa da basamento alla Rocca Albornoz; a questo punto è possibile pranzare accanto alla Rocca Albornoz e quindi visitare brevemente il ben conservato centro storico medioevale di Sassoferrato.

I luoghi da visitare
L’itinerario tocca cinque siti geologici di particolare interesse per capire la geologia di questo tratto di Appennino:

Stop 1 – Grotte di Frasassi, Ancona


Questa grandioso e ben noto sistema ipogeo è stato scoperto e successivamente valorizzato dal 1971 e, date le sue eccezionali caratteristiche, in pochi anni ha assunto importanza pari ai più famosi complessi carsici europei.
Sui due lati della gola di Frasassi, un canyon scavato dal fiume Sentino nel Calcare Massiccio, si sono formati due sistemi di grotte, uno per lato. Quello più spettacolare e che consente un percorso turistico, è denominato la Grotta Grande del Vento, sulla destra idrografica del fiume. Poco dopo l’ingresso vi è una delle maggiori cavità naturali italiane, l’Abisso Ancona, profondo 110 m e largo abbastanza da poter contenere la Basilica di S. Pietro.
Le grotte di Frasassi consistono in un insieme di gallerie e cavità ad andamento suborizzontale, a piani sovrapposti. Ogni piano corrisponde ad un momento di lunga stabilità della falda freatica durante il quale si sono sviluppate le azioni carsiche di scavo delle grotte. A tali azioni hanno dato (e danno) particolare intensità le risalite di acque solfureee provenienti da livelli di anidriti (gessi) sottostanti, con formazione di acido solforico.

Stop 2 – Il canyon di Rio Freddo, Perugia


Al confine tre le Province di Perugia e Ancona, nel Comune di Pascelupo-Scheggia, si trova l’eremo di Monte Cucco, recentemente restaurato ed oggi abitato dai frati Camaldolesi.
La sottostante gola, ove scorre il Rio Freddo, risulta un importante geosito poiché la gola è per alcune centinaia di metri strettissima e con pareti alte e ripide, creando un’eccezionale situazione paesaggistico-scenografica.
All’importanza geomorfologica si aggiunge quella idrogeologica: infatti, all’inizio del canyon esiste una sorgente di eccezionale bassa temperatura (9°), in relazione alla quota che è di soli 500 m s.l.m. La bassa temperatura dell’acqua della sorgente dà il nome al corso d’acqua.
Al canyon si accede con un sentiero ancora mal segnalato che parte all’incirca dalla strada per Pascelupo, alla base, prima della salita verso l’abitato.

Stop 3 – Il Corno del Catria , Pesaro


Al confine tra le province di Ancona e Perugia, e quindi tra Umbria e Marche, il Corno del Catria è una grande, spettacolare parete verticale di “calcare massiccio”, che sovrasta l’abitato di Isola Fossara, lungo la strada asfaltata che va da Scheggia a Sassoferrato. La parete risulta formata da una grande faglia diretta NNE-SSW; sotto la faglia, tra estese coltri di detrito di falda, affiora la “scaglia rossa”, formazione ben più recente.
Il calcare massiccio, come prima citato è una roccia fondamentale della geologia dell’Appennino: è la roccia di partenza di buona parte del marmo di Carrara; nel calcare massiccio si è formato il gigantesco sistema delle Grotte di Frasassi; la troviamo a formare le pareti di molti canyon, dalla gola del Furlo a quella di Burano; costituisce infine la vetta più alta dell’Appennino, il Corno Grande del Gran Sasso, quasi a m 3000 di quota.

Stop 4 – Gola del Corno del Catria

La strada statale entra nella suggestiva Gola del Corno che taglia la formazione del calcare massiccio, in potenti bancate leggermente arcuate a formare una grande anticlinale. La strada è molto stretta e conviene passare la Gola, girare e tornare indietro per poi parcheggiare in una apposita piccola piazzola di sosta.
Durante una breve passeggiata, assolutamente in fila indiana per evitare spiacevoli incidenti, si possono ammirare la spettacolare forra incisa dal fiume Sentino, una piccola diga ormai in disuso con canale di presa scavato nel Massiccio, alcune spettacolari “marmitte dei giganti” esistenti sui lati della Gola, evidentemente scavate quando il corso d’acqua scorreva a quote più alte e con portate molto maggiori di quelle attuali. Conoscendo un poco i luoghi è anche possibile scendere verso il fiume e godersi

Stop 5 – Il paesaggio della “scaglia” e la Rocca Albornoz, Sassoferrato, Ancona



La “scaglia” è una formazione tipica della serie stratigrafica umbro-marchigiana-abruzzese; l’età va dalla fine del Cretaceo al Terziario inferiore, circa 100 milioni di anni fa. La “scaglia” può essere rossa, rosata, cinerea, ossia biancastra. Tale formazione è molto diffusa nell’Italia centrale ma nel territorio di Sassoferrato (Ancona) produce paesaggi molto tipici. In particolare risulta notevole l’affioramento di scaglia sottostante alla Rocca Albornoz, dove la roccia forma una piega spettacolare. Gli strati sono piegati perché quando si è formata la catena appenninica tutte le rocce preesistenti sono state sottoposte ad intense pressioni.
Inoltre il sito mostra molto bene il fenomeno della “erosione differenziale”: gli strati composti da calcare marnoso, più compatti e resistenti, sono quelli sporgenti; quelli a prevalente composizione argillosa, teneri e facilmente erodibili, sono invece incassati.
Sopra questo notevole affioramento di “scaglia” piegata e poi erosa si nota la grande Rocca del cardinale Albornoz (sec. XIV°): assumono particolare importanza i luoghi dove si coniuga la valenza geologica con quella storico-artistica.
Senza dimenticare che dalla splendida balconata adiacente alla Rocca si osserva un suggestivo panorama, a sinistra si nota vicino un fianco del Monte Santa Croce, per fortuna ancora fittamente boscato, davanti al centro ecco le alte cime seghettate del Monte Strega, più lontano il cono regolare del Monte Cucco, ancora più lontano a destra il grande Monte Catria: una vista abituale per i sassoferratesi ma emozionante per tutti i visitatori.

Raniero Massoli Novelli

 

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