Non ha carte false e fa sperare questa nuova area interna…

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area-internaGiorni densi di lavoro a Sassoferrato lunedì 11 e martedì 12 maggio per i sindaci dei comuni dell’area interna. L’area che unisce Sassoferrato, Arcevia, Pergola, Serra Sant’Abbondio, Frontone, Cantiano, Cagli, Acqualagna, Apecchio e Piobbico. Forse perché le tavole di lavoro organizzate nel sentinate nel quadro della nuova area erano i punti di partenza della strategia per contrastare l’abbandono di questi territori e stimolarne lo sviluppo. Ma anche perché era l’occasione per i primi cittadini di confrontarsi con i rappresentanti dei ministeri dell’Agricoltura, della Cultura e del Turismo. Parlare direttamente con Sabrina Lucatelli, la responsabile aree interne del dipartimento per la coesione territoriale della Presidenza del Consiglio, assicurarsi l’appoggio dell’Anci, associazione nazionale dei comuni italiani, e dei dirigenti della direzione generale delle politiche comunitarie della regione Marche come Mauro Terzoni, verificare con i presidenti e i direttori dei Gal lo stato di fatto delle progettazioni dei gruppi d’azione locale che focalizzano sul territorio altri fondi specifici europei.

Dati alla mano, la nuova area interna, ossia l’Area Alto-Anconetana-Basso Pesarese, non passa inosservata. Questi dieci comuni con i loro 41.000 abitanti, rappresentano il 2,6 % dei marchigiani che vivono su circa 954 chilometri quadrati. Quasi il 10 % della nostra regione. Un territorio non facile su cui svettano lo Strega (1278 m), il Catria (1702 m), il Nerone (1525m) e tanti altri monti non tanto minori, e dove le località sono in linea d’aria vicine ai centri servizi ma che, stante la viabilità, necessitano di ore di viaggio per essere raggiunti. Ecco perché i nuovi parametri identificati da Fabrizio Barca, allora ministro della Coesione territoriale nel governo Monti, sono realistici. Ovvero determinare un area interna identificando centri come poli, in quanto dotati di determinati servizi, e calcolare la distanza – misurata in tempo di percorrenza – per chi vuole raggiungerli e vive nei centri detti periferici, e dunque sprovvisti di questi vantaggi. Il che spiega perché comuni come Genga o Serra San Quirico sono stati esclusi dell’area interna avendo a disposizione una superstrada e una linea ferroviaria ben collegata.

Un’altra marcia in più è stata data dai sindaci stessi. Tutti presenti insieme ai loro segretari, ad eccezione del sindaco di Pergola. Forti della rara consapevolezza che “Ragionare con il campanilismo non aiuta nessuno”, che “L’unione fa la forza” e che “Siamo uniti nei disagi comuni”, hanno lasciato alla Regione il compito di convocare i propri dirigenti ed operatori per parlare del loro lavoro, dei servizi, dei bisogni, e gettare le basi per i progetti futuri,  mentre loro, i sindaci, studiavano una governance, quell’insieme di strutture e regole, necessaria a guidare ed applicare la nuova strategia.

Pertanto due giorni fitti di lavoro e densi di idee. Sul tavolo il sociale, la sanità, il turismo, il trasporto, la scuola, partendo dalle richieste e dalle priorità individuate da chi amministra e lavora e dunque non da consulenti estranei alla realtà operativa territoriale.

Il risultato?

Sembra che vada al di là delle aspettative. “Tra convenzioni, firme e progetti, l’area già si pone come un modello-pilota, il primo a questo stato di avanzamento in Italia” – ha sottolineato nel suo intervento finale Sabrina Lucatelli, la responsabile aree interne del dipartimento per la coesione territoriale della presidenza del consiglio. Consapevole di parlare con sindaci veramente intenzionati a dare un alternativa al loro territorio è stata diretta e sincera: “Sono tante le idee ma è tempo di stringere e di selezionare. Dovete scegliere cosa fare, guardare gli indicatori per lavorare sulle azioni che devono provocare sviluppo e cambiamento. Captare un movimento che già esiste e sicuramente  cerca di dialogare con voi per trasformarlo in sviluppo”. Poi si stupisce della velocità della banda larga: “Parlate di un potenziale dimezzato mentre a Roma abbiamo altri dati. Avete una settimana per lavorare su dati sicuri e riparlare con la regione. Perché senza banda larga non si può parlare di sviluppo”. Poi identifica un punto forza di cui il territorio, ma solo in modo marginale, si è reso conto: “ Avete un capitale umano forte, preparato, su cui contare. Lavorate sulle sue competenze, sulla formazione, sulle specializzazioni, e pensate anche alla riqualificazione degli adulti, perché non si può ignorare la vicinanza di un polo industriale in difficoltà”.  Plaude alla nostra sanità: “E’ un area dove la sanità funziona e bene, in perfetta linea con i nostri parametri. Volete sperimentare, la telemedicina ad esempio, buona idea purché questi servizi diventino permanenti. E’ quella la chiave di lettura della legge di Stabilità con cui sono stati stanziati 3,8 milioni per l’area interna”. E conclude: “ Entro settembre le firme definitive. Il che significa avere programmi, verificare le allocazioni finanziarie definitive per ognuno di questi programmi e la disponibilità di tutti, dalla regione ai dirigenti comunali, a lavorare insieme”.

Ma, sul piano pratico, che cosa è emerso per il cittadino? 

Parla il sindaco di Frontone, Francesco Passetti, che non nasconde la sua soddisfazione: “Siamo nel vivo. Già il fatto che abbiamo smesso di parlare di progetto ma parliamo di strategia dimostra che l’area interna ha un approccio diverso. Vogliamo provocare effetti duratori ed autosostenibili. Innescare processi virtuosi sui servizi primari, sull’economia legata al turismo e alla cultura. Riportare popolazione nei nostri comuni. Non è un progetto spot”. “Nell’area interna – completa il sindaco di Sassoferrato Ugo Pesciarelli – vogliamo convogliare almeno due funzioni come la protezione civile, il catasto e l’edilizia scolastica, il trasporto locale, i servizi informatici e i servizi telematici”. “ Creare una rete trasversale – precisa il sindaco di Frontone – è una novità in una regione che finora ha una mobilità soprattutto costa –montagna e dove sono scarse le corse dei bus che collegano i paesi dell’entroterra. Un servizio per i cittadini ma anche fondamentale per i turisti”. Poi, per quanto riguarda il capitale umano, i due sono d’accordo sul fatto che nei comuni, nei centri di servizi, lavorano dipendenti e operatori preparati che possono essere specializzati al fine di fare rinascere figure eliminate dai tagli della Spending Review, lasciando un vuoto nella comunità, mettere in comune le loro esperienze per tante decisioni. Come la casa della salute del Sant’Antonio Abate che è stata, da subito, considerato un modulo da copiare con i suoi ambulatori dei medici di base, gli specialistici, la casa protetta, la rsa, adesso le cure intermedie e l’ospitalità diurna per i malati di Alzheimer.

“Il bello di quest’area – ha concluso la Lucatelli – è che tutte le migliorie non hanno necessariamente un costo. E’ semplicemente una questione di confronto”.

Ma aggiungerei anche di buon senso. Ed ecco perché penso che non ha carte false questa Area Interna per essere vincente. Perché ha il buon senso della sua gente.

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