2milioni 240mila euro investiti nella sanità dell’area interna Appennino Basso Pesarese

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TelemedicinaFrontone – La sanità che si potenzia nell’entroterra e senza deroghe esiste. Risiede nelle linee d’intervento della strategia dell’area interna Appennino Basso Pesarese anconetano e dunque a servizio dei nove comuni (Frontone, Cantiano, SSAbbondio, Cagli, Acqualagna, Piobbico, Apecchio e Sassoferrato, Arcevia).

Quelli che, dal 2012, hanno lavorato per aggregarsi ed oggi hanno fondi in parte già stanziati e hanno azioni a portata d’orizzonte. Un 2019 che si preannuncia con tanti “cambiamenti e migliorie dal punto di visto sanitario e sociale in ambito locale. Obiettivi – ricorda Francesco Passetti, presidente dell’UM Catria Nerone, capofila dell’area pilota – al cuore della Snai (acronimo di strategia nazionale delle aree interne ndr) costruita per creare servizi che migliorino la qualità della vita per i residenti e aiutano a invertire o almeno contrastare la tendenza allo spopolamento.»

Il piano d’investimento in materia socio-sanitaria prevede 2milioni 240mila euro. Solo il 13 %, è garantito dal FSE, il fondo sociale europeo, il resto proviene dalla Legge di Stabilità. Nelle varie linee d’ interventi, spiccano due misure che se applicate in tutto il loro potenziale possono veramente cambiare il welfare ed influire sulla decisione di vivere o rimanere, nel caso di anziani, nelle frazioni isolate così caratteristiche delle alte terre tra il pesarese e l’anconetano. La prima, è la telemedicina su cui si concentrano 600mila euro e la seconda, che mobilita fondi per 540mila euro, punta alla formazione con corsi specifici di una nuova figura, gli infermieri di famiglia e di comunità, dedicati alla gestione delle malattie croniche.

telemedicina-in-tempo-reale-superati-i-testLa telemedicina in pratica non sarà più un libro dei sogni. << In fondo – afferma Stefano Cordella, coordinatore dei servizi socio sanitari a Cagli – non è altro che l’evoluzione digitale della medicina tradizionale. In pratica, tramite nuove tecnologie che esistono e la rete – ci vuole un’ottima banda larga – arrivano per il paziente nuovi modi di rapportarsi con il medico, gli specialisti e con i reparti ospedalieri. Si tratta di un insieme di tecnologie che finalmente cancellano le barriere geografiche e temporali e danno serenità nella gestione della salute ai cittadini.»

Nuove modalità spesso interpretate come un “depotenziamento” dei presidi sanitari mentre nella pratica – sostengono primari di ospedali importanti – facilitano le diagnosi, creano gruppi di lavoro in tempo reale tra il semplice medico curante e specialisti ovunque si trovino, modulano le terapie a distanza (diabete, cuore…) e ne controllano l’efficacia, ottimizzano il monitoraggio del malato (anche per la riabilitazione) che può rimanere nella propria casa.

Mentre nella gestione delle cronicità arriva a domicilio l’infermiere di famiglia e di comunità. Figura che aiuta il paziente ad essere autonomo, ad utilizzare le tecnologie che lo collegano all’ospedale, a monitorare le patologie croniche con strumenti come il fonendoscopio elettronico, l’ECG portatile, il kit per principali analisi chimico-fisiche, a prevenire le complicanze (dermatoscopio elettronico per verifica evoluzione lesioni da decubito, spirometro e saturimetro….) e la gestione domiciliare delle terapie.

« È un passo avanti per la salute dei cittadini – sottolinea Laura Biagiotti, il presidente dell’ordine degli infermieri delle Marche – E tutto è reso possibile con l’attivazione dei punti unici di accesso (Pua)che facilitano la presa in carico dei cittadini che esprimono un bisogno di salute.» Pua sul quale l’area interna ha stanziato 350mila euro per installare un presidio in ogni comune che attiverà i servizi, individuerà il personale coinvolgendo il volontariato e il servizio civile.

Véronique Angeletti@civetta.tv

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