Bartolo da Sassoferrato e il problema della tirannide

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BARTOLO JPG LOCANDINASULLA TIRANNIDE CONVEGNO 2017Sassoferrato – In occasione della recentissima traduzione italiana del bartoliano De Tyranno (Il Formichiere, Foligno 2017), si terrà sabato 23 settembre a Sassoferrato (ore 10 – 13; 15 – 18), presso la Sala del Consiglio Comunale, una giornata di studi sul pensiero di Bartolo da Sassoferrato, con particolare attenzione al problema della tirannide che è un tema centrale nella sua riflessione giuridico-politica. Bartolo, come noto, è nato a Sassoferrato nel 1313, si è formato a Perugia alla scuola di Cino da Pistoia ed è morto nella città umbra nel 1354.

Il Convegno è promosso dall’Istituto internazionale di Studi Piceni “Bartolo da Sassoferrato” e dal Comune di Sassoferrato.

Interverranno, dopo gli indirizzi di saluto di Mons. Stefano Russo, del Sindaco di Sassoferrato Ugo Pesciarelli e di Galliano Crinella, Presidente dell’Istituto bartoliano, i proff. Ferdinando Treggiari e Andrea Orestano (Università di Perugia), Diego Quaglioni (Università di Trento) insieme con Attilio Turrioni (latinista), Giuseppe Severini (Presidente di Sezione del Consiglio di Stato) e Dario Razzi (Sostituto Procuratore Generale della Repubblica presso il Tribunale di Perugia).

Il convegno rende possibile il confronto e l’integrazione di apporti fra la componente accademica e gli operatori della giustizia, dalla cui collaborazione è nata una eccellente tradizione di una tra le opere più ostiche, e al tempo stesso più importanti ed attuali, di Bartolo, quale per l’appunto il De Tyranno. Un’opera, scrive nel testo introduttivo Dario Razzi, magistrato sassoferratese e curatore dell’opera in traduzione italiana, che “può servire a tener viva la coscienza di cittadini

Dopo le iniziative per il settimo centenario della nascita e la pubblicazione del volume che ha raccolto saggi e interventi di alcuni dei maggiori studiosi del pensiero dell’insigne giurista, Bartolo da Sassoferrato nella cultura europea tra Medioevo e Rinascimento (Istituto internazionale di Studi Piceni “Bartolo da sassoferrato”, 2015), l’Istituto intende promuovere attività ed eventi volti alla conoscenza e alla valorizzazione di uno studioso ben noto ed apprezzato in tutto l’Occidente.

Diego QuaglioneA seguire, una sintesi della relazione di Diego Quaglioni.

Il problema della tirannide e della degenerazione tirannica del potere, grande retaggio della riflessione morale-filosofica del mondo antico, caratterizza decisamente il pensiero teologico-politico medievale e trova la sua più compiuta sistemazione nella maturità della scienza del diritto comune. Dall’età della Glossa a quella dei grandi Commentatori tre-quattrocenteschi, tutto il patrimonio linguistico e concettuale del potere si concentra sulla nozione di tirannide, intesa come radicale perversione di un ordine morale-giuridico. Il pensiero giuridico-politico di Bartolo, autore, a metà Trecento, di un celebre De tyranno, costituisce l’apogeo di tale dottrina, elaborata attraverso una articolata definizione della tirannide che non si configura come altra e distinta dalla tradizione teologico-politica del Medioevo cristiano, ma in questa trova il suo fondamento teorico primo e necessario.

Il suo contributo consiste invece nella fissazione in sede teorico-giuridica di un paradigma per il quale la nozione stessa di tirannide si tecnicizza e, attraverso la tipizzazione dei modi dell’eversione delle forme legittime del potere, assume una funzione eminentemente costituzionale. La tirannide è regime antigiuridico per definizione. Sia nella dimensione universalistica del potere, sia in quella particolare, il tiranno è «qui non iure principatur», colui che usa del potere “contro il diritto”. Usare il potere contro il diritto significa violare non solo le forme positive del diritto stesso, ma i limiti del potere costituiti da princìpi giuridici indisponibili, sia che si tratti del potere dell’imperatore, sia che si tratti del potere del giudice reggitore della città medievale italiana. La deviazione dalle forme giuridiche del potere avviene sia in forma palese, sia in forma occulta.

Le deviazioni palesi sono di due tipi, ex defectu tituli ed ex parte exercitii, cioè per mancanza di titolo giuridico e per abuso di un titolo giuridico legittimamente acquisito; ma l’eversione delle forme giuridiche puòavvenire anche in modo occulto, sia quando qualcuno esercita un potere di fatto senza essere investito di alcun potere di diritto (tirannide propter defectum tituli), sia quando il potere è esercitato sotto il velame di uncarica alla quale nessun potere legittimo è congiunto (tirannide propter titulum). Mediante un’originale rielaborazione della tradizione teologico-filosofica e del pensiero di Aristotele, riassunto a favore dei giuristi del suo tempo, Bartolo determina le forme della perversione del potere legittimo, cristallizzando in un paradigma rigoroso la figura del tiranno, di ogni tiranno. La sua dottrina si completa con la trattazione del problema della costituzione politica della città, con una decisa preferenza per le forme democratiche, in quanto lontane dalla pienezza del potere tipica della regalità, in una visione schiettamente teocratica della democrazia. Questa è, per Bartolo, governo più divino che umano in quanto lontano dalle tentazioni del potere di un singolo, regime per sua natura soggetto alla degenerazione tirannica”.

Ufficio Stampa Istituto internazionale di Studi Piceni “Bartolo da Sassoferrato”

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