Tempo di Castagnole, tempo di Miele prodotto nelle Marche

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Graffito di Cueva de la Arana (Grotta del Ragno). Raccolta dei favi

Dipinto egiziano proveniente dalla tomba di Pabusa a Luxor (600 a.C.). Apicoltore che raccoglie il miele

Dipinto egiziano proveniente dalla tomba di Pabusa a Luxor (600 a.C.). Apicoltore egizio versa il miele in un otre

Il miele è uno degli alimenti più antichi – un’ape, trovata intrappolata in una goccia d’ambra in Myanmar, risale a 100 milioni di anni fa -, ma i primi indizi che documentano l’uso del miele da parte dell’uomo sono databili a circa 7-8.000 anni fa: una pittura rupestre, scoperta a Cueva de la Arana (Grotta del Ragno) in Spagna, raffigura una figura umana – impossibile stabilire se sia uomo o donna – che raccoglie dei favi, con api svolazzanti tutto intorno.
L’apicoltura fu inventata probabilmente dagli Egiziani, come dimostrano i numerosi dipinti e geroglifici che rappresentano sia le api sia la raccolta del miele. In Egitto il miele era utilizzato in molti modi, come cibo, come dono agli dei e addirittura come componente del processo di imbalsamazione.
I popoli antichi – Sumeri, Assiri, Babilonesi, Ittiti, Fenici – apprezzavano il miele e ne facevano largo uso; i Greci lo ritenevano il cibo degli dei e il filosofo greco Aristotele fu il primo a studiare scientificamente le api e la loro capacità di produrre il miele.
Nel Vecchio Testamento Israele – la Terra promessa – è detta “la terra del latte e del miele”.
I Romani – come tramandano Plinio il Vecchio e Virgilio – praticavano l’apicoltura intensivamente, e con metodi per l’epoca abbastanza avanzati, essendo il miele non solo un cibo molto gradito e ricercato, ma anche un cosmetico e un efficace medicamento.

Nel corso dei secoli le tecniche per allevare le api e per favorire la produzione e la raccolta del prezioso miele si sono affinate, si è dedicata maggiore attenzione alla provenienza botanica del miele e si è cominciato a denominare il miele in base al fiore, o ai fiori, che ne determinano la composizione.
In Italia, dove l’apicoltura riveste una notevole importanza economica, sono stati individuati circa 50 tipi di miele, la cui diversità dipende dalle fioriture. Esistono mieli uniflorali e/o millefiori, a seconda della disponibilità delle colture da cui le api traggono il polline.

Le Marche sono una delle regioni in cui l’apicoltura, e quindi la produzione di miele, sono tradizionalmente praticate fin da tempi molto remoti. Non a caso la Coldiretti parla di circa 38mila arnie presenti nella Regione, gestite da 1500 apicoltori – di cui solo il 2% pratica l’attività in maniera professionistica, mentre il 20% sono apicoltori semiprofessionali e il 78% semplici ma appassionati hobbysti -. Il miele marchigiano ha un’elevata qualità ed è prodotto in zone collinari e montane dove si pratica l’agricoltura estensiva, dove la coltivazione di erba medica, sulla e lupinella costituiscono per le api la fonte principale di nettare, e dove l’abbondanza di erbe infestanti ma nettarifere contribuiscono a formare il delizioso “miele millefiori” dal colore chiaro e dal sapore variabile in base all’alternanza delle stagioni e a seconda del pot-pourri dei diversi pollini, che generano una grande ricchezza di aromi.
Non mancano i mieli uniflorali, di castagno, acacia, girasole, borragine – sulla costa adriatica -, melata di salice, ginestrino – in zona appenninica -, erba strega, miele di coriandolo dal profumo intenso e dal retrogusto speziato, miele ottenuto da vari tipi di leguminose come la sulla, miele di edera prodotto a Cabernardi e perfino il rarissimo – quasi estinto – miele di Stachys Officinalis, una pianta infestante che cresce esclusivamente nella zona fabrianese e nell’Umbria orientale.

Molti apicoltori marchigiani si sono inoltre dedicati alla produzione di miele biologico, privo di fitofarmaci di sintesi, derivato da piante non OGM cresciute su terreni non trattati con prodotti chimici e ottenuto col minore impatto ambientale possibile.

L’eccellente miele delle Marche si sposa meravigliosamente con alcune tipologie di formaggi, anch’essi prodotti nella regione, che vanta una lunghissima tradizione casearia. Per citare solo alcune tipologie che possono degnamente accompagnarsi alla degustazione del miele, ottimi sono il formaggio di fossa, la casciotta di Urbino, il formaggio al tartufo – detto anche l’Ubriacone – o le tante varietà di pecorino, fra cui squisito quello dei Sibillini.

Tiziana Gubbiotti@civetta.tv

Per approfondire..

Castagnole di casa con miele sentinate

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