Castelluccio si è abbassata di 18 cm e il Monte Vettore è scivolato 10 cm

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Piana di Castelluccio –  La piana più bella d’Italia, nella sua parte occidentale, si è abbassata di 18 centimetri a seguito del terremoto del 24 agosto. Lo ha rilevato i satelliti  Cosmo-SkyMed dell’Agenzia Spaziale Italiana, costellazione realizzata dall’Asi con il Ministero della Difesa . Anche il Monte Vettore, in un area che si estende  800 m su 600, dimostra una frana, un scivolamento del versante del monte di circa 10 cm e sullo stesso versante sono state riscontrate fratture,  indice dell’emersione del piano di faglia più profondo, quello prodotto proprio dal terremoto.

La misurazione della deformazione del territorio è stata resa possibile dal confronto tra immagini prima e dopo del sisma. Abbiamo chiesto al geologo Andrea Dignani di spiegare la genesi di questa parte dell’Appennino.

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L’evoluzione geologica dell’area interessata dal sisma riflette quella dell’Appennino umbro-marchigiano – risponde – comprende tre fasi principali, che ne hanno determinato l’assetto tettonico attuale. L’attuale crisi sismica è riferibile alla FASE 3 della tettonica distensiva che prosegue riattivando le faglie presenti e già attive in passato. Per il caso della Piana di Castelluccio bisognerà valutare se questi terremoti hanno alterato l’idrologia carsica dell’area. In particolare che se continuerà a funzionare l’inghiottitoio del fosso dei Mergani e tutto il sistema delle doline che bordano la piana a SW. In caso di alterazione del sistema carsico si potrebbero avere problemi di accumulo idrico durante lo scioglimento delle nevi”. 

Intanto, il geologo Dignani precisa: ” Per capire quello che sta succedendo va ricordato che nella fase 1 la deposizione della successione umbro-marchigiana nella sua prima fase, dal Giurassico inferiore (Hettangiano) al Miocene inferiore (-200 – 20 Milioni anni fa) , avviene  sul margine continentale passivo della paleo-Africa, in un ambiente marino inizialmente di piattaforma carbonatica, poi contraddistinto da una notevole variabilità nelle caratteristiche degli ambienti deposizionali e negli spessori delle formazioni: nel Giurassico medio-superiore, infatti, la tettonica estensionale produsse la frammentazione della piattaforma carbonatica, determinando il suo annegamento e la formazione di alti e bassi strutturali. Poi, arriva la fase 2. Ossia l’orogenesi appenninica. Tra il Miocene superiore e il Pliocene inferiore ( -10 – 3 Milioni anni fa) si ha una fase di tettonica compressiva che, coinvolgendo la sequenza di margine continentale, determina la formazione dell’edificio appenninico, caratterizzato da pieghe maggiori con andamento assiale NNO-SSE, dislocate da sovrascorrimenti e faglie traspressive con andamento NNE-SSO. Infine la fase 3, quella della Tettonica estensionale recente. Dal Pleistocene inferiore – medio (-1 -0.8 Milioni anni fa) l’area, della catena umbro- marchigiana, è interessata da un costante sollevamento e da deformazioni di tipo estensionale con direzione NO-SE, che hanno tagliato le precedenti strutture compressive e che hanno determinato la formazione di bacini fluvio-lacustri intermontani (conche di Norcia, Monteleone di Spoleto, Cascia e Castelluccio di Norcia, Graben della Valcasana) con rigetti massimi (spostamenti verticali) di 900- 1200 m come nel chiaro caso della Piana di Castelluccio. La tettonica estensionale è ancora in atto e ad essa è riferibile la intensa e diffusa sismicità della zona, che è stata colpita in epoca storica da numerosi terremoti di magnitudo moderata (compresa tra 5.5 e 6.5).”

Véronique Angeletti@civetta.tv

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