Pronti per il Palio della Rocca? Ma prima parliamo dell’Oca

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Si dice, nel rossiniano “Barbiere di Siviglia”, che ʻla calunnia è un venticelloʼ che passa di bocca in bocca, si sposta da un luogo all’altro con forza via via crescente fino a diventare talmente grande da distruggere la reputazione dell’indifeso bersaglio della malevola diceria. È esattamente quello che è successo all’oca, animale dalle molte qualità ma destinata da sempre ad essere rappresentata come lo stereotipo della scarsa intelligenza e della fatuità. Al contrario di quanto solitamente si crede invece l’oca è un animale molto intelligente, altamente sociale, in grado di apprendere in fretta nuovi comportamenti e capace di comunicare con altri individui della propria specie, ad esempio per segnalare eventuali pericoli. Quando le oche selvatiche volano si dispongono in formazione a V perché, battendo le ali, si genera una corrente d’aria che aiuta le oche che si trovano nelle retrovie ad avanzare più facilmente, ma se un’oca si trova in difficoltà o è ferita e non riesce a rimanere nella formazione, una o due compagne escono dal gruppo per aiutarla, un comportamento che può essere indubbiamente definito come una valida strategia.

Roma, fontana di Giunone (particolare)

Le oche sono in genere monogame, una coppia tende a rimanere fedele per tutta la vita, anzi, se uno dei due muore l’oca superstite continua a lanciare richiami strazianti per molto tempo cercando l’altra, e addirittura in qualche caso l’oca sopravvissuta si lascia morire. Le oche sono animali territoriali, perciò diventano un efficace allarme acustico in caso di avvicinamento di estranei o animali non appartenenti all’entourage domestico.

Tito Livio racconta che Roma, nel 390 a.C., durante il lungo assedio da parte dei Galli di Brenno, sia stata salvata proprio da un branco di oche che, essendo sacre a Giunone, erano state risparmiate nonostante i Romani fossero ormai senza più cibo. Di notte, all’avvicinarsi dei nemici sul colle del Campidoglio dove i Romani si erano rifugiati, le oche si misero a starnazzare a più non posso svegliando i soldati e sventando in tal modo l’agguato: senza il tempestivo intervento dei pennuti forse le sorti di Roma e del mondo sarebbero state diverse, chi può saperlo?
Sulle oche sono fioriti molti aneddoti, ma uno in particolare riguarda proprio la zona dell’anconetano nel periodo relativamente recente del passaggio del fronte durante la seconda guerra mondiale: si racconta che i contadini della zona si trovarono costretti a dipingere di verde le proprie oche con il verderame per mimetizzarle e impedire che il loro colore bianco servisse da bersaglio per i bombardamenti da parte degli aerei alleati.
Se per noi oggi l’oca è soltanto un animale da sfruttare per il suo caldo piumaggio – peraltro ottenuto in modo cruento – e per le sue carni – famoso e pregiatissimo il pâté de fois gras, prodotto con il fegato d’oca – presso gli antichi l’oca godeva di ben altra considerazione. Abbiamo visto che per i Romani l’oca era sacra a Giunone, mentre per i Celti era un animale totemico, simbolo di coraggio, fedeltà e protezione, al punto che spesso l’immagine dell’oca veniva messa a tutela della casa.

GEBPresso gli Egiziani il dio supremo, Amon-Ra, veniva spesso raffigurato come un’oca, mentre il dio della Terra, Geb, era rappresentato con un’oca sulla testa – si credeva infatti che Geb, trasformato in oca, avesse generato un uovo da cui era nato il Sole -, e il cartiglio con il nome del faraone conteneva sempre il geroglifico dell’oca e quello del Sole, a indicare che ogni faraone era figlio del Sole.

Fra i Greci l’oca era associata al mito di Persefone, dea degli Inferi, e di Nemesis, dea della giustizia e della vendetta che, per sfuggire a Zeus che la voleva a tutti i costi, si trasformò in oca.

Ma l’oca è personaggio frequente anche nel mondo dell’infanzia: pensiamo al gioco dell’oca, ai “Racconti di Mamma Oca” di Charles Perrault, a “L’Oca d’oro” o “La piccola guardiana di oche” dei fratelli Grimm.

Tiziana Gubbiotti@civetta.tv

Il sipario sulla 30esima edizione del Palio della Rocca di Serra Sant’Abbondio si alza oggi con il Pre Palio. Sabato 27 agosto aprono le antiche osterie e la cena con tutti gli ocari delle trenta edizioni. Poi, a seguire, lo spettacolo di focoleria a cura della compagnia “Fochi Fatui” e musici per le vie del centro storico. Domenica è in programma la Fiera di Fine Estate. E alle 21,  il notaro leggerà il bando che dà il via solenne della manifestazione e della gara che si svolgeranno il 2,3 e 4 settembre. Poi, sotto le stelle lo spettacolo teatrale a cura della “Compagnia del maggio”.

Il Palio della Rocca festeggia 30 anni. Edizione speciale per il prestigioso traguardo

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