Aiuto arrivano i Galli … la rievocazione in COSTUME della Battaglia delle Nazioni

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Sassoferrato alla pari di Waterloo, Gettysburg, Hastings. L’idea è della Pro Loco di Sassoferrato e dell’assessorato alla cultura e al turismo del comune che con la professionalità del progetto Ad Pugnam Parati, sfida le grandi rievocazioni storiche nei luoghi esatti dove sono avvenute le battaglie. Pertanto questo fine settimana, vicino al Parco Archeologico Sentinum, Sassoferrato ridiventa il teatro di una delle battaglie più cruente della Storia. Quella della “Battaglia delle Nazioni” risalente al 295 a.C. in cui l’Esercito Romano vinse sulla Lega dei Gallo-Sanniti. Una battaglia raccontata da Livio nell’opera Ab urbe condita, dove morirono 25.000 nemici di Roma, furono fatti prigionieri 8000 combattenti e tra gli uomini del comandante Decio Mure, più irruente, si contarono 7000 caduti mentre tra quelli del Comandante Fabio Rulliano, che usò una tattica difensiva, più di 1700. Una manifestazione che monopolizzerà per due giorni centinaia di figuranti in costume con impressionanti scenografie. Un appuntamento incredibile che coinvolgerà l’intera città e di cui Civetta.tv parlerà raccontando la storia della battaglia attraverso la vita quotidiana dei suoi protagonisti. Un tuffo nella storia a cura di tutti i collaboratori di Civetta.tv per il piacere di ridare vita all’antica Sentinum.

Véronique Angeletti@civetta.tv

Toghe, brache ed elmi

In tutto il mondo antico l’abbigliamento contribuiva ad individuare con molta precisione le differenze culturali, lo status sociale, l’età e il sesso, e attraverso di esso gli individui rivelavano la propria condizione economica e l’origine geografica.

adelsparGerman1I Galli erano un popolo guerriero, quindi le testimonianze riguardanti l’abbigliamento si riferiscono soprattutto al modo di vestire in battaglia, anche se sappiamo che talvolta combattevano nudi per impedire che gli abiti si impigliassero nei rovi eventualmente disseminati sul terreno dello scontro. I capi di vestiario tipici erano comunque la tunica lunga fino a metà coscia, con maniche lunghe o corte, a volte ricamata e molto colorata, e le bracae, pantaloni lunghi legati alla caviglia che servivano a proteggere dal freddo intenso dei territori d’origine. Indossavano anche un mantello detto sagus, spesso decorato a quadretti e fissato alla spalla mediante un fermaglio o una spilla, oppure il cucullus, una specie di mantellina con cappuccio che in seguito venne adottata anche dai Romani con il nome di palla gallica. Le donne indossavano un abbigliamento analogo a quello degli uomini, fatta eccezione per una lunga gonna al posto delle bracae o, in alternativa, portavano una tunica lunga fino ai piedi. Le calzature erano di cuoio, talvolta imbottite con erba secca o altri materiali per difendersi dal freddo. I materiali usati erano principalmente la lana e il lino, ma anche pellicce e pellami vari.

Nell’antica Roma i capi di abbigliamento erano in genere realizzati in lana, più raramente in lino perché considerato un tessuto di lusso; in età imperiale si cominciarono ad usare anche cotone e seta, materiali di importazione molto costosi, mentre i ceti più bassi e gli schiavi si accontentavano della canapa o addirittura della ruvidissima juta.Ancient_Times,_Roman._-_016_-_Costumes_of_All_Nations_(1882)

Gli uomini a contatto della pelle indossavano una specie di camiciola detta tunica interior o subucula, e sopra una tunica lunga fino al ginocchio stretta in vita da una cintura; quando il clima diventava più freddo, un mantello fissato su una spalla da un fermaglio detto fibula. I cittadini romani di rango più elevato nelle occasioni importanti portavano la cosiddetta toga praetexta, che sembra sia stata introdotta dal terzo re di Roma, Tullo Ostilio. La toga praetexta veniva indossata anche dai giovani fino ai 17 anni per poi essere sostituita dalla toga virilis, che segnava l’ingresso nell’età adulta, con conseguente partecipazione alla vita pubblica. Ancient_Times,_Roman._-_018_-_Costumes_of_All_Nations_(1882)In età imperiale l’abbigliamento degli uomini diventò sempre più raffinato e sgargiante, tanto che l’imperatore Augusto con una legge tentò di imporre abiti più in linea con gli antichi costumi, ma senza grande successo.

Le donne avevano un vestiario più vario, e soprattutto più colorato. Sopra la tunica interior indossavano la stola, veste lunga fino ai piedi tenuta aderente al corpo dal cingulum, una cintura che veniva incrociata sul seno e girata in vita. Il mantello femminile era detto palla, corrispettivo del pallium maschile, che serviva anche a coprirsi il capo. Per le spose era prevista una veste bianca, la recta, e il flammeus o flammeum, il velo nuziale di colore arancione che copriva la testa e, secondo alcune testimonianze, anche il viso.

Clipboard01Fra i Romani erano diffusi svariati modelli di calzature, sia chiuse che aperte. Si va dalla caliga, tipico calzare dei soldati con suola ferrata e tomaia fatta di strisce di cuoio intrecciate, al calceus, una specie di stivaletto che poteva essere ornato o colorato in vario modo per distinguere il rango di chi lo indossava. E ancora, lo zoccolo in legno detto sculponea, tipico dei contadini, il pero, la solea, la gallica, l’ocrea con il gambale alto, il soccus, il campagus, il mulleus e il cothurnus, indossato sulla scena dagli attori tragici. Alcune tipologie di moderne calzature sono riprese, in tutto o in parte, proprio dai modelli in uso presso i Romani.

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Piazza Armerina (EN), Villa del Casale, Ragazze che indossano strophium e subligar

L’indumento intimo comune ai due sessi era il subligar o subligaculum, simile ad un perizoma, ma le donne indossavano anche lo strophium o fascia pectoralis, il reggiseno dell’antichità, e si sbizzarrivano adornandosi con spille fatte anche con materiali preziosi, retine per capelli dorate o argentate, e avvolgendosi intorno ai fianchi il babilonicus, un telo che evidenziava le forme del corpo. Nel corso del tempo anche le acconciature si fecero via via più elaborate, soprattutto presso i ceti più ricchi, e le matrone non disdegnavano di usare perfino le parrucche, in particolare di colore biondo, realizzate con i capelli delle donne nordiche. Evidentemente, ieri come oggi, essere belle e sexy era un’aspirazione molto comune.

Pamela Damiani@civetta.tv

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