La storia della strada ferrata che collega i nostri paesi e delle loro stazioni

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PRIMA PAGINAQuella della ferrovia nella sua attuale configurazione non è stata la creazione estemporanea di un solo brillante inventore, ma una realizzazione “step by step” dovuta all’ingegno di molti, protrattasi per numerosi decenni e partita da una semplice carreggiata con rotaie in ferro detta appunto strada ferrata, che aveva lo scopo di agevolare il traino delle merci trasportate dai cavalli – ideata in Inghilterra nel 1758 -, fino ad arrivare ai moderni TAV (Treni ad Alta Velocità), in grado di raggiungere e superare i 250 km/h.

In Italia la storia della ferrovia inizia nel 1839 con la linea Napoli-Portici di soli 7,640 km, ma entro pochi anni la rete ferroviaria si estende al Regno delle Due Sicilie, al Lombardo-Veneto e un po’ in tutto il Paese fatta eccezione per lo Stato Pontificio, almeno fino alla morte del papa Gregorio XVI che ne aveva tenacemente osteggiato la diffusione, definendo il treno “Satana su rotaia”.

L’elezione del più illuminato papa Pio IX permise di colmare il divario esistente e di collegare varie città del centro Italia, fra cui Roma e Ancona nel 1866, un tracciato che includeva Fabriano e Fossato di Vico; negli anni seguenti la rete venne ulteriormente ampliata collegando Fabriano a Sassoferrato e Pergola nel 1895, e in seguito Pergola a Urbino nel 1898.

L’aver messo in comunicazione queste località non solo agevolò la circolazione dei passeggeri, ma soprattutto permise lo sviluppo del traffico merci, particolarmente intenso a causa della necessità di trasportare lo zolfo che, estratto a Cabernardi e Percozzone, veniva inviato a Bellisio Solfare, località situata fra Sassoferrato e Pergola, per essere raffinato, ridotto in pani e poi caricato sui treni nella locale stazione. Miniera che fino alla sua chiusura negli anni 50 fu il più importante polo estrattivo di zolfo d’Europa.

Dscf0980Anche altre realtà produttive – il cementificio di Sassoferrato, la fabbrica di gesso di San Donato e quella di laterizi di Pergola – si servivano della stessa linea ferroviaria per il trasporto delle proprie merci. È evidente che all’epoca la presenza della ferrovia nell’area costituiva un importante elemento di crescita economica che però, a metà degli anni Cinquanta, subì un brusco arresto per la chiusura delle miniere di zolfo, chiusura che determinò di conseguenza anche una notevole flessione del traffico merci. Tuttavia la linea Fabriano-Pergola ha continuato ancora per molti anni a funzionare e ad essere utilizzata principalmente dagli studenti che si recavano a Fabriano per frequentare i vari istituti superiori presenti in città.

Dal 2013 la linea è stata soppressa, a causa di uno smottamento del terreno, ma già da diversi anni erano state ridotte le corse giornaliere per la diminuzione del numero di passeggeri, motivata dal ricorso sempre più frequente ai mezzi di trasporto su gomma.

La linea Roma-Ancona è invece rimasta sempre attiva, anzi nel tempo è stata potenziata e migliorata.

Per quanto riguarda le stazioni la loro sorte è stata molto diversa.

Quella di Fabriano è stata e tuttora rimane uno snodo importante per i collegamenti diretti fra Roma e Ancona, con il maceratese e, sia pure con qualche cambio di treno, praticamente con tutta Italia. È dotata di una biglietteria con sportello e di una automatica, di un accogliente bar interno appena rinnovato, è ben servita da taxi e bus urbani ed extraurbani che fanno regolare servizio.

Degna di essere citata è la stazione di Genga, posta lungo il percorso Roma-Ancona, di piccole dimensioni e priva sia di biglietteria che di personale – essendo gestita a distanza attraverso la tecnologia digitale -, ma che riveste una grande importanza per il fatto di trovarsi in posizione strategica per i turisti che vanno a visitare le ormai celeberrime e splendide Grotte di Frasassi, vanto della regione e dell’Italia intera. Nei suoi locali, il comune di Genga ha allestito vari spazi al servizio delle associazioni di volontariato.

33827937La linea Roma-Ancona include anche la stazione di Serra San Quirico, situata nel borgo adagiato ai piedi della parte alta della cittadina, una stazione che vide transitare il primo treno della sua lunga vita nel 1866, e che ancora oggi davanti al bell’edificio sormontato dal timpano neoclassico vede passare e sostare placidi treni regionali e sfrecciare senza fermarsi veloci Intercity e velocissimi Frecciabianca.

La stazione di Sassoferrato ha vissuto molte vite. Un tempo l’edificio era abitato al piano superiore dal capostazione con la sua famiglia, mentre al pianoterra la sala d’aspetto, riscaldata d’inverno da un’antiquata stufa in terracotta e arredata con solide e scomode panche in legno che conferivano al locale un aspetto decisamente retrò, era animatissima e rumorosa soprattutto durante gli orari di partenza e di arrivo dei treni per studenti. Il diradarsi delle corse causato dalla diminuzione dei passeggeri ha portato nel corso del tempo al progressivo degrado e poi all’abbandono dello stabile, ma grazie ad un intervento congiunto del Comune di Sassoferrato e della Regione Marche nel 2013 la vecchia stazione è stata ristrutturata e ha ripreso a vivere; perduto il suo ruolo di transito e sosta dei treni, ora ospita alcune associazioni di volontariato e il “Centro per le famiglie”, in cui si svolgono attività sociali e culturali per grandi e piccoli nell’ottica di un progetto della Regione Marche e dell’Ambito Territoriale Sociale n.10, in collaborazione con il Comune.

L’utilizzo a scopi sociali e culturali è certamente la giusta scelta per riqualificare spazi dotati di notevoli potenzialità, che altrimenti resterebbero abbandonati e subirebbero un inarrestabile deterioramento. Del resto la nostra società, e soprattutto la parte più giovane di essa, ha un estremo bisogno di luoghi di aggregazione e incontro, dove la comunicazione non sia solo virtuale e dove si possa venire a contatto con esempi di solidarietà e partecipazione, perché «non solo viviamo nello stesso mondo, ma partecipiamo l’uno all’esistenza dell’altro» (Peter Berger-Thomas Luchmann, La realtà come costruzione sociale, 1966).

Story map della linea qui

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