Storia di una catena d’oro, di una persona onesta e di una catena di “amici”

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catena d'oro persaSassoferrato – La storia ha fatto il giro degli amici degli amici. Ma merita di essere conosciuta da tutti. Perchè è una storia che fa bene al cuore. Una storia semplice che racconta gesti banali ma così ricchi di significati da insegnarci qualcosa. Samuele ha 20 anni e un mercoledì, con i suoi amici, fa sport al Parco della Rocca Albornoz. Sostano sulla panchina del Belvedere dove lo sguardo abbraccia parte degli Appennini tra Marche ed Umbria. Samuele si esibisce come giocoliere, si spoglia della felpa, e si libera della pesante catena d’oro con quel bel crocifisso che gli ricorda il nonno che purtroppo ha conosciuto poco.

Il pomeriggio si ricorda della catena. A perdifiato rifà due, tre, quattro volte il percorso ma della catena d’oro nessuna traccia. È affranto Samuele. Addolorato. Ha perso un ricordo importante per lui, per sua mamma e per sua nonna.

L’indomani, la nonna racconta il triste epilogo in un supermercato IMG_7029del paese. L’ascolta la cassiera Sara che lo dice a sua mamma, vigile, Maura, che ne accenna a suo figlio Nico e alla nuora Francesca. Sarà lei ad inviare il messaggio alla mamma di Samuele che “Al bar del Castello, c’è una catena”.

“Prenderla per me, non aveva senso. Non era mia e non lo sarebbe mai stata – spiega D. operatrice sanitaria che prima del turno faceva una passeggiata in Rocca -. Venderla? Un dispetto. Quella catena per il suo proprietario aveva un significato. Abbandonarla era lasciarla a chi sicuramente non avrebbe avuto scrupoli. Così l’ho portata a Jacopo e Enri del Bar”. Parole semplici per spiegare un gesto raro di immensa onestà.

Véronique Angeletti@riproduzione riservata

Foto di Silvia Minardi e di Lorena Podera

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