Francesco Garofoli, artista talentuoso e visionario che ebbe l’idea della Salvi

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F. GarofoliSassoferrato – Ci sono frasi che a forza di essere dette e ridette perdono il loro significato. Come l’assioma per cui la Rassegna Salvi è la seconda rassegna più longeva d’Italia dopo la Biennale di Venezia. Certo, appena enunciato, piovono complimenti da ogni dove ma sono in pochi a realizzare quanto il fatto sia notevole.
Il fatto che una piccola comunità dell’entroterra marchigiano abbia trovato per tutti questi anni, il modo di finanziare il premio ed ampliato la manifestazione con una rassegna. Poi, quello di avere all’interno del Municipio, un team tecnico in grado di affiancare i curatori e dare quel supporto umano ai centinaia di artisti che hanno partecipato alle 65 edizioni. Ed è sicuramente questo team che spiega il perché tutti hanno un ricordo bello di Sassoferrato e della Rassegna e lo si tocca con la loro eterna disponibilità a partecipare o prestare opere all’evento.
Infine, non ci si sofferma mai sul fatto che quando il Premio fu istituito correva l’anno 1951. Un anno cerniera in cui l’Italia era in piena ricostruzione con un governo che vendeva i suoi uomini nelle miniere estere in cambio di carbone, i paesi si svuotavano per inseguire il lavoro nelle metropoli e nascevano nuove idee imprenditoriali. Un paese concentrato sul suo sviluppo materiale mentre a Sassoferrato, nell’entroterra anconetano, a ridosso del Monte Strega, si ideava un premio d’arte contemporanea.

Tra di loro c’era il  maestro Francesco Garofoli, uno dei maggiori incisori delle Marche. “Artista dallo stile inconfondibile – commenta il critico Padre Stefano Troiani – che per ritrosia morale, non voleva soggiacere al camaleontismo delle mode e non piegava la sua ispirazione ad illustrare il mondo altrui ma riproduceva la sua serena e consapevole visione del mondo”. Formatosi alla prestigiosa Scuola del Libro di Urbino, insieme ai grandi incisori marchigiani e italiani del secondo ‘900 (Carnevali, Castellani, Ceci, Bruno da Osimo, Bompadre …) ha scelto poi di vivere nella sua  Sassoferrato, città di grandi quali Pietro Paolo AgabitiGiovan Battista Salvi, come luogo di ispirazione e di lavoro da qui ha partecipato ad importanti mostre e concorsi, italiani ed europei, conseguendo significativi riconoscimenti. “Era solito ricordare che il suo lavoro aveva cercato di tradurre in forma artistica un’affermazione di Sante Monachesi: “…. saper cogliere la poesia del filo d’erba” – commenta il professore universitario Galliano Crinella. “I suoi paesaggi, dal tratto nitido e creativo, nulla hanno da invidiare alle immagini di Mario Giacomelli e ai disegni di Tullio Pericoli dedicati alla nostra regione. Colpiscono, in lui, la docilità e l’eleganza con cui il segno diventa incisione e rivela un dominio pieno dei mezzi tecnici. Rimarrà alla memoria anche la sua attività di docente, esercitata non solo nelle aule scolastiche, ma anche nella stessa Sassoferrato, ove aveva creato una scuola di tecniche incisorie. Lo ricorderò sempre per l’amicizia di cui mi sentivo onorato, ma soprattutto per quella sua ricerca artistica esigente e appassionata che aveva conservato fino agli ultimi anni e che lo aveva fatto apprezzare ben oltre i confini sentinati“. Se ne è andato a piccoli passi, con la riservatezza, la discrezione, la signorilità che da sempre lo rendeva una persona speciale. Come speciale era la sua generosità nel dar consigli e guidare gli allievi di tutte le età. Un maestro dalla visione preziosa e dal talento raro che aveva la genialità di sapere fare risaltare e dunque ricordarci quanto è bella la sua e dunque la nostra realtà.

Véronique Angeletti@riproduzione riservata

Per approfondire…

Francesco Garofoli

Nasce a Sassoferrato nel 1928. Nel 1947 si iscrive alla Scuola d’Arte di Urbino, specializzandosi in litografia. Termina gli studi nel 1952. Nel 1953, l’Accademia Raffaello di Urbino gli conferisce il diploma di merito. Nel 1951, è tra i tre fondatori della Rassegna d’Arte “GB Salvi”. Nel 1988 viene nominato Cavaliere al Merito della Repubblica dall’allora presidente Francesco Cossiga. Per molti anni insegna disegno e storia dell’arte nelle scuole superiori, coltivando contemporaneamente la produzione artistica nel campo grafico e pittorico. Giornali, riviste e molte pubblicazioni hanno seguito la sua attività. Ha tenuto numerose mostre personali in Italia e all’Estero ricevendo consensi e premi; sue opere sono  tate esposte, oltre che nelle maggiori città italiane anche Parigi, Tokio, Hong Kong, Città del Messico, Guadalajara, Cracovia, Zaragozza. La sua carriera di artista ci è stata riassunta in poche righe dal suo amico e critico Fabio Ciceroni: “Quell’angolo di universo che si svela per una delicatezza sopsesa, e che può risultare imprendibile all’osservatore frettoloso dell’oggi, e che si ha quasi il pudore di rivelare per paura di non trovarne la misura espressiva, Francesco Garofoli lo ha fatto affiorar e lungo tutta la sua sensibile fatica d’artista”.  Sempre attento alle emozioni visive e ben poco alle tendenze, prosegue il suo percorso artistico in un ricercato isolamento, nel silenzio, in una sorta di purezza intellettuale e spirituale. Il 24 agosto del 2014 Francesco, “uno degli allievi più bravi dell’>istituto d’Arte di Urbino” così come soleva definirlo Carlo Ceci, suo docente e artista raffinato, ci ha lasciato. Con lui se ne va gran parte della ragione di vita di sua moglie Maria, sua compagna per setta ani, la sua vita e la sua smisurata ricerca della bellezza del segno e dell’armonia delle cose ci rimangono in eredità attraverso le sue opere. L’ultimo giorno della sua vita, io, accanto al suo letto, lo ascoltavo mentre ancora parlava di arte: l’ultimo giorno… Caro splendido padre, vorrei che tu fossi qui, e parlarti, io, quasi sessantenne ora che tolleranza e tranquillità hanno soffiato via la mia anima ribelle. E sentire ancora il suono delle tue parole d’amore per l’antica Sentinum come in quel giorno del 24 di agosto.

Lugi Garofoli.

 

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